RECENSIONI > Distruggi e Dimentica. Il tetto di Portage
Una scia di polvere da sparo su un piano di vetro. Si accende una fiammella che percorre quel sentiero fino ad esaurirsi. Portage costruisce strade da consumare con la scintilla di un accendino, un incendio che lascia il segno sulla superficie trasparente e incide una traccia di luce nei nostri occhi. Ma questa è solo una parte de Il Tetto, progetto che si innerva sulla "distruzione", dove bruciare polvere e far brillare edifici sono due modi per raggiungere una medesima "fine". La demolizione progettata al parco Baden Powell non ha funzionato fino in fondo, e il pubblico, radunatosi alle 8 del mattino nei pressi dell'abitazione costruita la notte precedente, è rimasto deluso. Alla prima detonazione cede solo qualche pezzo di parete. Alla seconda si affloscia metà della casetta. E sono le mani dei Portage che segnano la sua fine definitiva, spingendo mestamente le pareti a terra. La delusione non risiede nella mancata esplosione: ci appassioniamo alla materia che intraprende una possibilità diversa dal piano prestabilito. Forzare la mano per dichiarare la propria volontà si rivela invece superfluo, un ostacolo all'idea, o un rinforzo della sua debolezza.
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