Dal 1999 è uno dei poli della creazione di ricerca italiana e internazionale; già dal nome, “Contemporanea” invita a guardare a un territorio preciso, individuando un'area performativa prossima alle arti visuali, avendo saputo fotografare, nell'arco della sua storia, un panorama delle arti sceniche europee da un lato, e dall'altro cercando di stimolare il teatro italiano, emergente e affermato. Quest'anno si svolge a Prato dal 25 settembre al 4 ottobre. Uno dei suoi marchi di fabbrica è stato il progetto “Alveare”, formati brevi commissionati sia ad artisti trentenni che a maestri della scena, in percorso produttivi che hanno avuto come esiti sia progetti site specific sia preludi di opere future. Ricordiamo, negli anni, presenze forti come quelle di Rodrigo Garcìa, Socìetas Raffaello Sanzio, Motus, Fanny & Alexander, Kinkaleri, Teatro Sotterrano, Cosmesi, Roberto Corradino e molti altri che grazie agli alveari hanno potuto mettere a punto discorsi a venire o frammenti autosufficienti, trovando in Prato un'occasione di habitat e sperimentazione.
Negli ultimi anni, il festival si è dato una forma più classica e ha fotografato in maniera credibile le tensioni della scena europea e italiana. Così accadrà quest'anno, per un'edizione che rivela alcuni nomi meno noti, offre alcuni appuntamenti molto attesi nel circuito della scena contemporanea e in generale sembra potere fare il punto di una certa idea di danza e di movimento a livello italiano ed europeo. L'inizio è affidato al teatro-circo dell'elvetico Martin Zimmerman, con una poetica riflessione sulla vita degli oggetti e l'intimità del corpo (Hallo, 25 e 26). La sera successiva è forse la più stimolante dal punto di vista del tentativo di disegnare un panorama “collettivo”: al Pecci, a partire dalle 21:30 sono ospitati alcuni dei nomi di punta della coreografia italiana, da Virgilio Sieni a Kinkaleri, da MK a Silvia Costa, da Claudia Catarzi a Marina Giovanni a Jacopo Jenna. Time to move è un'istantanea in movimento di alcune generazioni di autori della danza, forse in cerca di possibili punti di vista non solo individuali. Sempre nel versante della danza il progetto a cura d Kinkaleri Body to be ospita a Prato lo spettacolo Cedric Andrieux di Jérome Bêl (domenica 26) e permette di rivedere in Italia, dopo il polverone estivo, (Untitled) (2000) di Tino Sehgal (3 ottobre). Da segnalare anche la presenza del notevole Le Récital des Postures di Yasmine Hugonnet (1 ottobre), visto alla Biennale Danza 2015 e di D'après une histoire vraie di Christian Rizzo. Se tanta è l'attenzione alla danza, non di minore rilievo sono le presenze teatrali. Si parte martedì 29 con La beatitudine di Fibre Parallele, si attraversa dal 1 al 4 ottobre L'amara sorte di Claudio Morganti al Magnolfi, riattraversamento di un'opera del 2005 dell'attore e autore, per soffermarsi su La fortezza vuota – discorso sulla perdita di senso del teatro, un dialogo svolto in pubbico da Massimiliano Civica e Attilio Scarpellini (2 ottobre h 18), incontro che asseconda una tradizione di approfondimento e riflessione cara al direttore Edoardo Donatini, che negli anni ha sollecitato incontri e riflessioni non effimere (dalla critica impura del 2003 alla nascita di questa setssa rivista nel 2005, dai "raduni" di Claudio Morganti fino all'ultimo progetto dedicato alla residenze "Nobiltà e miseria", prodotto insieme all'Arboreto di Mondaino e raccontato dalla redazione de "Il Tamburo di Kattrin"). Nutrito è anche lo spazio riservato alla formazione, mentre non mancano le proposte che utilizzano formati relazionali e quelle pensate per un pubblico di bambini.
All'interno del festival è presente anche la nostra redazione, con un laboratorio di scrittura e sguardo che pubblica una pagina quotidiana su “La Nazione”