Osservare un corpo, seguirne le evoluzioni e rintracciare, in una piega del busto, una ferita che ci accomuna o un sorriso perduto. A Contemporanea abbiamo visto molta danza: le riflessioni di un coreografo e un interprete che intrecciavano Storia e vita (Jérôme Bel e Cédric Andrieux); i lavori ospitati al Pecci che proiettavano il nostro sguardo dalla classicità di corpi bambini (Virgilio Sieni) alla rilettura di immaginari precisi (il rap di Jacopo Jenna), fino al tentativo di conquistare nuovi modi di stare in un limite (Claudia Catarzi). Il festival ha di fatto inaugurato un progetto che consegna una proposta, 'Body to Be' di Kinkaleri, dove l'indicazione letterale di un 'corpo da essere' è anche quella di un corpo da fare e rifare.
[Incontro "La Fortezza vuota". ph Ilaria Costanzo]
Lo spettacolo di Jérôme Bel apre il tema dell'autobiografia. Ci riflettono anche Cuocolo/Bosetti, con un personale repertorio cinematografico, Claudio Morganti, che affronta un dialogo col se stesso di dieci anni fa mostrandoci un segmento di vita scenica, e Fibre Parallele che suggerisce una riflessione sul rapporto tra teatro e realtà.
Perché raccontarsi in scena svelando se stessi dietro le quinte? Come può un corpo silenzioso racchiudere in sé tante possibilità di relazione? Forse gli artisti sono alla ricerca di risposte a domande basilari, non delegabili, per affrontare una crisi più generale. Durante l'incontro La fortezza vuota Massimiliano Civica e Attilio Scarpellini hanno condiviso, tra gli altri, anche questi interrogativi chiedendo ad artisti, organizzatori, critici e spettatori di aumentare il grado di consapevolezza del proprio ruolo.
Le riflessioni del festival rispecchiano e generano domande feconde, che nutrono il nostro essere parte di una comunità teatrale che ha il desiderio di rifondarsi continuamente.
La Redazione