Le onde creative di Contemporanea si sono propagate nella città di Prato tramite i numerosi laboratori distribuiti durante tutta la durata del festival.
Massimiliano Civica si è rivolto ad attori e a non professionisti con due percorsi di avvicinamento al teatro: il suo laboratorio Libertà in Prigione analizza la “gabbia” metrica, invitando il lettore a farsi strumento della poesia con la sua voce naturale, cercando di gestire le emozioni ed evitando ogni forma d'interpretazione; con L'inchiostro Invisibile, invece, il regista ha proposto un'occasione per rileggere i classici (Euripide, Shakespeare) e alcuni contemporanei (Armando Pirozzi) per andare a scoprirne i misteri, le convenzioni, alla ricerca del funzionamento dei meccanismi scenici. I partecipanti qui attraversano vari momenti di lettura collettiva alla ricerca del sottotesto, il cosiddetto “inchiostro invisibile” appunto.
Con i laboratori Contemporary Flow e Marx, Bruce Lee, Krishnamurti - La nascita della Danza, il coreografo Marco Berrettini sintetizza varie discipline, partendo dalla filosofia alla ricerca della verità del corpo nella danza. Il titolo della seconda parte del suo laboratorio ha forse intimorito e scoraggiato i meno intrepidi. Tuttavia gli immensi e monumentali concetti del pensiero filosofico vengono in realtà usati dell'artista come spunto forse anche giocosamente pretestuoso, per approfondire e individuare il tema della sincerità alle prese con l'eterno conflitto della reiterazione del movimento sulla scena. La domanda che lui pone è: «Cos'è l'essere umano quando è sincero?».
CollettivO CineticO con il laboratorio Cinetico 4.4 propone una indagine dei ruoli improntato sul gioco e il 3 ottobre ha coinvolto l'intera classe V ES del Liceo Scientifico Niccolò Copernico presso le sale del Teatro Magnolfi. Tramite un gioco di società nasce un metodo di creazione performativa. Secondo CollettivO CineticO «l’adolescente è il performer ante litteram, grazie alla sua curiosità estrema». Secondo la coreografa e regista Francesca Pennini, la lontananza dei ragazzi dal campo precostituito del fare teatrale e dalle convenzioni relazionali è una grandissima risorsa di freschezza. Il laboratorio svolge un'indagine delle regole sotterranee che governano un evento teatrale, creando momenti di analisi e discussione sulle scelte creative dei giocatori, con la guida della stessa coreografa e del drammaturgo Angelo Pedroni.
Infine troviamo Lab. Bianco, formato storico della associazione culturale Fosca, che ha vinto il bando regionale Toscanaincontemporanea 2015. Si tratta di un lavoro a quattro mani curato dall'artista performativa Caterina Poggesi e del regista e pedagogista Cesare Torricelli. La domanda che pongono agli adolescenti non è per niente scontata: «Quando è che l'arte ha la forza?». Ai giovani partecipanti viene chiesto di portare un oggetto, un'immagine che per loro abbia una potenza artistica. Da questo spunto nasce una riflessione allargata e condivisa per sollecitare i ragazzi sul tema del potere rivelatore e deflagrante dell'arte. Traendo spunto dai rituali di passaggio dall'infanzia all'età adulta di alcune tribù africane, i due artisti e educatori hanno trovato un modo per riflettere sull'arte con dei soggetti intenti ad attraversare la fase più selvaggia e caotica della vita: l'adolescenza. Dimorare con loro in questa parte di caos è il loro mestiere, unito a una specifica modalità per interrogarsi su quali siano le forme artistiche capaci di portare un cambiamento oggi. Il progetto continuerà nel corso dell'anno riproponendo il format a vari istituti superiori toscani, integrato da visite in spazi museali e confluirà, attraverso una fase di lavoro corporeo, in un lavoro finale da presentare al pubblico. Il laboratorio, all'interno del festival, si colloca nell'ambito del progetto Body To Be curato dal collettivo artistico Kinkaleri, con cui Fosca collabora da lungo tempo, e che per Contemporanea ha sviluppato una ampia riflessione sul corpo attraverso diverse proposte internazionali.
Tutti temi molto complessi quelli trattati nei laboratori del festival e che hanno saputo coinvolgere, interrogare, sensibilizzare e perfino divertire il suo pubblico. Infatti da un confronto con alcuni partecipanti e con i docenti è emerso che gli stimoli sono stati innumerevoli e importanti, a volte anche spiazzanti nella loro complessità; ciò nondimeno affiora, dalle impressioni complessive, un'esigenza che chiede a questo genere di esperienze di essere ulteriormente sviluppate e rese progetto di lungo termine, nell'ottica di una politica culturale che si dispieghi nel tempo.
Alla Munchenbach (laboratorio Per uno spettatore critico)