Interviste, recensioni, approfondimenti, interventi dal laboratorio di giornalismo "Per uno spettatore critico", in diretta da Contemporanea Festival a Prato dal 23 settembre al 2 ottobre 2016
Negli autori/attori d'oggi emerge la necessità e l'urgenza di creare una sempre maggiore connessione e relazione con lo spettatore; aspetto venuto fuori anche dai lavori presentati in questa edizione di Contemporanea. È vero che il teatro stesso con il suo hic et nunc si caratterizza fin dalle sue origini, nell'antica Grecia, per la prerogativa di aprirsi alla collettività, agendo sull'animo umano. A teatro, infatti, la relazione avviene non solo tra chi guarda e chi agisce, ma anche fra gli stessi spettatori, che assistono insieme in platea all'opera; quella che si viene a creare è una vera e propria condivisione in cui le emozioni espresse e sentite sono di natura collettiva. Il teatro riesce ancora in questa magia. E a Contemporanea 16, Soffro d'insonnia (riflessioni notturne su fiabe conosciute) di Licia Lanera, Todo lo que esta' a mi lado di Fernando Rubio e by NN di Katia Giuliani hanno presentato tre modi vicini eppur diversi di portare avanti questo obiettivo.
Licia Lanera con il suo modo fisico e emotivo di raccontare le fiabe è riuscita a coinvolgere con tutti i sensi lo spettatore, facendolo entrare nel suo mondo come in una sorta di trip psichedelico, giocando sulla scelta del luogo per la performance: lo spazio ridotto di una celletta del Teatro Magnolfi arredata a camera, chiusa a chiave una volta varcata la soglia. Per 10 minuti si condivide la stanza con l'attrice e in certi momenti anche il letto. Lanera con i suoi gesti (tocchi, abbracci) e parole (urla lancinanti, gemiti) risulta avvolgente e coinvolgente, grazie anche alla scelta dei temi più oscuri e toccanti delle favole selezionate: la vendetta, il vizio, il peccato, la cattiveria, il male. Tutto è però affrontato in maniera così spontanea, informale e divertente, già a partire dal dialogo iniziale sull'insonnia di cui l'attrice soffre, che ci si ritrova ad abbassare fin da subito e senza accorgersene le barriere e la guardia, tanto da essere colti di sorpresa ad esempio dal rombo sbattuto sul letto nel racconto La moglie del pescatore o dal coltello tirato fuori all'improvviso e puntato a mezzo cm dal volto durante La Sirenetta. Quello che qui si viene a creare è una sorta di patto con l'attore, in cui lo spettatore diventa parte viva e quasi compartecipe della favola in corso e questo gioco ha fine a storia conclusa con l'apertura della stanza: un'immersione totale da cui si esce totalmente e profondamente toccati nell'animo.
Un letto e la sua condivisione tra attore e spettatore è alla base anche della performance itinerante, allestita in più piazze della città, di Fernando Rubio. Anche qui il tipo di relazione cercato vede l'attore intento a confidare una storia personale, un proprio sogno e ricordo d'infanzia, a un perfetto sconosciuto. Per ogni spettatore ci sono sette letti e sette attrici diverse a raccontare la stessa storia, ciascuna conferendole però una temperatura diffrente: amore materno, nostalgia o tristezza. La scelta del luogo non è casuale: la piazza, che torna così nuovamente ad assurgere il suo originario ruolo di incontro e relazione e non più solo ed esclusivamente di passaggio. Questa la volontà dichiarata dall'artista. Unica pecca forse può essere l'obbligo al silenzio per lo spettatore e il divieto di reazioni ai gesti dell'attrice assegnata, che può però essere un incentivo all'esercizio di ascolto dell'altro. Certo una esperienza unica nel suo genere che per alcuni ha prodotto perfino una catarsi completa.
La confessione è stata alla base anche del lavoro di Katia Giuliani, unito ai concetti di privacy e anonimato. In gioco la funzione terapeutica della scrittura: 20 minuti a disposizione di ognuno per fare una dichiarazione veritiera o fallace in un palchetto del Metastasio, allestito come un piccolo studio: una scrivania, una sedia, un piccolo lume, una penna, un foglio bianco, una busta e alcune brevi istruzioni sulla performance. Alla fine, la possibilità di potere scendere in platea e leggere le confessioni di tutti su grande schermo: sorta di proiezione di un io collettivo dominato dalle stesse ansie e paure. Ovviamente qui il tipo di comunicazione e condivisione risulta essere diverso e posto sul piano opposto, perché la scelta e la decisione è lo spettatore che partecipa a prenderla, nel momento in cui decide di selezionare che cosa scrivere: insoddisfazioni, infelicità, inni alla gioia o passioni.
Contemporanea 16 ha dato quindi vita ad esperienze diverse dove la connessione con il proprio io, alla ricerca di una relazione con l'altro, riuscite o meno, positive o negative che siano, hanno certamente lasciato un'impronta e un segno. L'intento ha quindi raggiunto un effetto.
Ilenia Vecchio