Interviste, recensioni, approfondimenti, interventi dal laboratorio di giornalismo "Per uno spettatore critico", in diretta da Contemporanea Festival a Prato dal 23 settembre al 2 ottobre 2016
Gli spettacoli presentati a Contemporanea sono un punto di partenza per affrontare un ragionamento relativo all’uso della luce nel teatro d’oggi.
Four little packages di Claudio Morganti, spettacolo in quattro serate, propone una struttura precisa: un ascolto di un brano progressive rock, una conferenza di Morganti e di un ospite su quattro diversi temi alla base del pensiero teatrale dell'attore (improvvisazione, territorio, morte, spettatore) e, infine, una lettura di Woyzeck di Georg Büchner. La luce, in serate ospitate nell’ex-deposito del bar del Teatro Magnolfi, ha lo scopo di essere apparentemente solo “mezzo di illuminazione” per gli attori e la scena, e diventa sottolineatura enfatica e poetica dello schema rigido che lo spettacolo prevede. Nella prima parte l’autore invita a un ascolto partecipativo del brano rock proposto, dove la luce coinvolge il pubblico proprio perché in penombra. Nella seconda parte gli spettatori sono lasciati nel buio e interviene un ospite posto sotto un riflettore, che ne cattura l’attenzione. Nella terza parte, infine, quando giunge il momento della lettura del testo di Büchner, ecco che la luce muta nuovamente: illuminato è solo il primo piano di Morganti per enfatizzare non solo la sua interpretazione, ma anche suo divenire personaggio a seguito della lettura del testo. La luce, anche quando ha il “semplice” intento di illuminare, non si riduce dunque a una un mero strumento tecnico ma assume un senso poetico, in dialogo con la struttura della rappresentazione
In Room 40 di Maciej Kuźmiński un quartetto di danzatori emerge dal buio; l’intento è quello di colmare la distanza fra l’approccio concettuale del movimento e la sua estetica, invitando così lo spettatore a una personale interpretazione. Ci pare che l'atto critico dello spettatore sia chiamato in causa direttamente quando la sala è illuminata a spettacolo iniziato e poco prima del termine dello stesso. L’artista polacco affida dunque alla luce il compito di tenere desta l’attenzione critica e la capacità di giudizio di chi guarda e la scelta di mantenere la luce accesa al principio e al termine dello spettacolo costituisce una precisa dichiarazione poetica e di intenti autoriali nei confronti di chi guarda.
In Landskin della compagnia TPO, lo spazio scenico prevede foglie di eucalipto disposte come una sorta di tappeto, dove agiscono due danzatrici che assumono sembianze vegetali; sui loro corpi sono infatti proiettate immagini di cortecce d’albero e le loro sagome precedentemente trattate con argilla assorbono la luce e ne cambiano la stessa percezione, divenendo un tutt’uno con le immagini. In Landskin il mezzo luce, inteso come dispositivo, trasforma la pelle delle performer e lo spettatore non riesce a distinguere fra materiale (il corpo) e immateriale (le immagini). La luce si colloca nello spazio e nel tempo scenico e instaura relazioni con l’epidermide delle danzatrici. Lo stesso strumento di illuminazione (il proiettore), assume una valenza drammaturgica.
Contemporanea ha mostrato dunque la luce non come tecnicismo inerte, ma come elemento drammaturgico attivo.
Alessia Ronge