Tre grandi archi. Varchiamo la soglia dell’Officina Giovani, nella vasta area degli ex macelli. Un’alta ciminiera sullo sfondo ci riporta ai paesaggi dell’Inghilterra industriale del Settecento. Alcuni murales fanno immaginare le atmosfere di un centro sociale. Parecchi edifici, divisi da ampie aie, consentono di vagheggiare sulle attività lavorative che si svolgevano fino a pochi anni fa. Qualcuno è semivuoto, resta solo qualche traccia di materiali di scarto: legnami, assi di ferro, tubi arrugginiti. Ma scopriamo anche numerosi teli neri, a coprire gli ingressi degli stabili. Segno che qualcosa sta avvenendo. C’è qualcuno che monta dei riflettori, altri si aggirano con delle scale in braccio, altri ancora provano per le performance della sera.
Immaginiamolo così, questo Alveare Officina Giovani : un’arnia, un’abitazione per colonie di api, ricavata nella cavità di un albero (la città di Prato) dove ogni artista costruisce il proprio favo (i luoghi assegnati per le rappresentazioni) per produrre il miele (lo spettacolo).
In questi spazi, fino a sabato, si alterneranno dodici giovani compagnie. Si tratta di lavori di circa dieci minuti, a rotazione dalle 19.30 alle 22.30. Lo spettro delle proposte svaria dalle performance di danza, alle installazioni audio-video, fino a formati più vicini al teatro di parola.
Che ne pensano i diretti interessati della ‘formula alveare’? Come si sono trovati in questa dimensione? A poche ore dal debutto Silvia Paoli del Teatrificio Esse ci racconta “E’ una condizione proficua, che dovrebbe essere sempre adottata nei festival. La scommessa è portare qualcosa di compiuto in soli dieci minuti…”. E Silvano Voltolina dell’anomalo gruppo Open “Lavoriamo spesso sull’interazione fra eventi già inseriti in rassegne, quindi ci sentiamo a nostro agio. Muteremo i nostri interventi in base a ciò che accadrà nelle serate”. Annota invece Anna De Manincor (Zimmerfrei) “Mi piacerebbe che il dato generazionale venisse accantonato. Penso sia giunto il momento di raggruppare artisti per temi, anziché per fasce di età”. Non ha dubbi invece Alessandro Carboni (OOFF.OURO) “L’Alveare è una condizione molto proficua, quasi unica in Italia. È un piccolo territorio dove si ha il coraggio di fare rete, di unirsi per lottare insieme”.
Sarà dolce al palato il miele che avranno da offrirci?