Musica elettronica e cinema muto tedesco. Una connubio strano, ma non insolito. Negli anni '20, quando veniva proiettato Il Gabinetto del dottor Caligari, l'accompagnamento era fatto da musicisti che, in diretta, all'interno del cinema, musicavano ciò che era proiettato sullo schermo. Questa pratica viene ripetuta anche oggi: è la cosiddetta sonorizzazione di un film, ed è quello che Dj Iaui ha fatto al teatro Il Moderno di Agliana lo scorso 11 settembre, fondendo la musica elettronica con le immagini di Robert Wiene.
Ma quale doveva (e deve ancora oggi) essere la vera funzione di questi musicisti? Quella di far seguire lo svolgersi del film agli spettatori stando in un angolo, cioè suonando una musica che sia accompagnamento continuo, o piuttosto il dare risalto a immagini precise con crescendo, per catturare e far concentrare chi assiste alla proiezione? Domanda a cui non è semplice dare una risposta, per diversi motivi.
Parliamo della percezione. Non solo quello che si vede, ma che anche quello che prova chi assiste ad una performance artistica riguarda la valutazione del significato dell'opera. Dando tanto peso al momento percettivo, alle considerazioni circa la maggiore o minore attendibilità di lettura – o leggibilità – dell'opera, si rischia di non assaporare quello che stiamo vivendo. Talvolta c'è bisogno di non porsi troppe domande, ma di porsi domande giuste. Prendiamo ad esempio un fotogramma del film tedesco, quello in cui il sonnambulo Cesare, in uno dei baracconi della fiera, viene svegliato dal dottor Caligari. Per chi non era presente all'evento, per dare un'idea di quello che ha fatto Iaui, basti pensare ad un suono elettronico alto di frequenza che andava salendo verso un'esplosione. Questo preciso momento può essere analizzato distinguendo tre diversi livelli di percezione.
Un primo livello è quello di ciò che mi viene comunicato dallo scenario, dal primo piano di Cesare, dal suo abito, dalla cassa di legno in cui era chiuso e che si intravede alle sue spalle; può essere definito momento comunicativo. A livello simbolico – quindi il secondo livello – c'è il trucco molto pesante che ha sugli occhi Cesare, simbolo appunto del suo sonnambulismo, ma anche la fiera che fa da scenario: leggendo l'etimologia della parola, siamo portati a pensare alla bestia, al monstrum e a tutto l'immaginario che a quei tempi evocava una simile manifestazione. Il terzo livello non è qualcosa di razionale, qualcosa che può essere analizzato in maniera simbolica e/o comunicativa, è un momento personale in cui la scena mi trascina e muove qualcosa nel mio pensiero. È un momento che definirei personale-percettivo.
Adesso entra in gioco la musica. Udire è un fenomeno fisiologico, di cui tutti siamo capaci, ascoltare invece è un fenomeno psicologico, dell'udire si può descrivere tutti i processi e i meccanismi fisici, dell'ascoltare invece si può dire solo partendo dal suo oggetto, il suo obiettivo. Al primo livello si indagano degli indizi e non c'è nessuna differenza tra uomo e animale, un leone sente il rumore di una preda, un bambino sente il rumore dei passi della madre. È il secondo livello quello che ci interessa, quando si cercano di captare, tramite l'orecchio, dei segni, dei suoni che ci portano a determinate sensazioni.
Cosa si crea dall'incontro tra questa precisa serie di suoni e la scena che abbiamo davanti agli occhi?Il suono sarebbe potuto esplodere e non l'ha fatto, è stato un crescendo che non ha avuto nessuno sbocco ed è riuscito, volontariamente od involontariamente, a carpire in pieno il senso del film. Un horror in cui per la prima volta nel cinema, ecco la sua grande importanza, la paura non è solo visiva e visibile ma anzi, si scopre che il terrore psicologico può essere anche più spaventevole di quello visivo. In questo caso, quindi, il suono ci ha aiutato, ha voluto spingere il nostro pensiero in un lido preciso, la sua scelta è stata quella di non restare in disparte ma di guidarci. Ecco perché rispondere alla domanda iniziale non è affatto facile. Perché ci si basa sui diversi modi di interpretazione dell'artista, la singola scena può per me significare una cosa che è il completo opposto di quello che significa per un'altra persona (momento personale-percettivo). Quindi ben vengano lavori come quelli di Iaui, lavori di ricerca, di sintonizzazione di suoni con immagini creando uno stimolante vortice di sensazioni, ma anche percorsi che creano un flusso sonoro che accompagni in maniera incondizionata lo svolgersi di ciò che vediamo.
Matteo Moca - Feedback Magazine