La dimensione del gioco viene erroneamente annoverata tra le pieghe di un mondo fatto di leggerezza e fatuo divertimento, senza riuscire a soffermarsi sulla profondità del suo essere veicolo di verità. La giovane coreografa portoghese Màrcia Lança, con lo spettacolo “Dos joelhos para baixo”, riporta questo elemento all'interno di una dimensione più autentica, fatta di lucida serietà e precisa realizzazione. Nel perimetro buio dello spazio scenico, numerose lampade e lampadine, semplici fonti di luce, illuminano poco alla volta la lenta costruzione di una piccola città di carta, in cui pochi omini di cellulosa agiscono per mano della Lança. Altri oggetti e alcuni semplici elementi come acqua, fuoco e sabbia vanno a concorrere al dipanarsi delle esistenze di questo piccolo popolo bianco segnandone le sorti con crudo realismo. La performance della Lança riesce a incantare per la sua semplicità ma, soprattutto, per una dimensione critica che, nella delicatezza delle sue espressioni, riesce ad imporsi con asciutta efficacia e sottile violenza. La nostra esistenza, privata e sociale, viene indagata con essenzialità e coerenza, senza il desiderio di voler dare molto di più di ciò che è veramente, senza cercare la complicità dello spettatore con astratte concettualizzazioni, e senza contaminarsi con una violenza troppo esibita e spesso altrettanto vuota. La Lança, al contrario, riesce a lavorare partendo da realizzazioni minimali, come il tagliuzzare un omino di carta in piccoli pezzi per poi nasconderli sotto un grande edificio, simbolo del potere. “Dos joelhos para baixo” è il primo spettacolo di una giovane artista che è già riuscita a trovare un linguaggio efficace, intelligente, poetico, che riesce ad affascinare e a far pensare.
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