Anche quest’anno, per la settima edizione, Altre Velocità si riunisce insieme ai partecipanti del laboratorio di “sguardo e scrittura” nelle stanze al primo piano del Teatro delle Passioni, seguendo da vicino la vita di Vie. La redazione, così ampliata, elabora dialoghi e approfondimenti sulle opere, nella convinzione che esse siano l’oggetto privilegiato di riflessione, ingressi sempre nuovi per imboccare altre prospettive e altre direzioni di pensiero e di azione.
Vie rappresenta un’occasione imperdibile per esercitare l’ascolto verso le arti sceniche: anche questa edizione offrirà agli spettatori tanti lavori da interrogare sia singolarmente, sia nel disegno che tracciano raccogliendosi dentro al festival. Modena e i dintorni diventeranno il luogo su cui giovani artisti e grandi figure di riferimento segneranno le vie del teatro e della danza contemporanei: nove giorni di spettacoli, incontri, immagini e parole come possibilità di scoperta e di confronto per i cittadini e per gli appassionati della scena. Il pubblico di un festival deve difendersi dalla quantità da cui viene investito, scegliere di lasciarsi trasportare oppure rintracciare un percorso, un proprio senso dentro la molteplicità delle immagini del reale che il teatro porta con sé. Il festival modenese, nell’infinità di “feste” dello spettacolo che si susseguono e sovrappongono nel panorama italiano, si distingue per la qualità della visione proposta, riuscendo a racchiudere nei suoi confini una pluralità di sguardi, un universo di teatri che convivono e offrono allo spettatore la possibilità di farsi testimone “attivo” della scena e per estensione della realtà in cui vive.
Per accennare a una discussione – che prima o poi andrà affrontata in profondità – sull'ininterrotta stagione "festiva", siamo convinti che di progetti come Vie avremo bisogno anche in futuro. Occorrerebbe domandarsi quali e quante funzioni si ritengano importanti nell'idea stessa di festival. Da una parte spingere in avanti i confini delle discipline, i limiti delle teorie, le abitudini delle fruizioni. È una strada fondamentale, ma per imboccarla non si può evitare di studiare, di capire quale è lo stato delle arti e delle teorie proponendo incontri pubblici, seminari, approfondimenti; in breve bisognerebbe stare alla larga dalle mode e assumersi responsabilità intellettuali. Dall'altra fare il punto della ricerca scenica attuale, componendo un programma internazionale e italiano che sia credibile, cioè il frutto di scelte perseguite negli anni e sufficientemente aperto da non escludere i molti orizzonti disciplinari odierni. Vie sta dentro questo secondo percorso, dove il festival è uno spazio pubblico in cui incontrare spettacoli europei difficilmente visibili in Italia, affiancati a debutti di compagnie nazionali. Il tutto mantenendo alto l'orizzonte qualitativo, privilegiando nelle scelte i percorsi degli artisti piuttosto che le singole opere. Sembra una missione ormai scontata, dal momento ci stiamo abituando a rassegne che a forza di ibridazioni faticano a mostrare opere teatrali compiute, talmente scontata che in Italia viene spesso dimenticata.
Come segno dell’incontro tra l’artista, la critica e il pubblico vogliamo segnalare la lente di “Overground”, progetto di quattro giovani studiose del teatro contemporaneo e di un fotografo, che si articola in azioni teorico/performative, una mostra fotografica e un libro che raccoglie gli sguardi reciproci tra i molti occhi della scena, per un’indagine dentro e oltre lo spazio della rappresentazione che Vie sceglie di proporre dall'inizio alla fine del festival.
In un momento che per l’arte della scena è momento di “resistenza” e di lotta per la sopravvivenza, ci sembra fondamentale mantenere uno sguardo aperto e che contempli dei punti di passaggio per riflettere, raccontare e approfondire, perché si possa indicare un senso senza mai chiudere il dialogo fra le idee. Il nostro laboratorio proverà a essere uno di questi spazi, attraverso le pagine sulla “Gazzetta di Modena” e gli articoli su questo sito. Con chi vorrà seguirci condivideremo le riflessioni e le domande che nascono in uno dei luoghi in cui il confronto è ancora possibile, provando ogni volta ad attraversare il festival per sconfinare e raggiungere le arti, la società, il mondo.