Interviste, recensioni, approfondimenti, interventi dal laboratorio di giornalismo "Per uno spettatore critico", in diretta da Vie a Modena e Bologna dal 13 al 23 ottobre 2016.
foto di Giuseppe Distefano
Una danza al microscopio che espone il corpo e la sessualità dei danzatori. Questo è Sylphidarium _ Maria Taglioni on the ground, la coreografia presentata da CollettivO CineticO e vista il 14 ottobre all'Arena del Sole di Bologna. Sylphidarium _ Maria Taglioni on the ground è una riscrittura attualizzata della versione de La Sylphide di Michail Fokine, rappresentata nel 1909. La coreografa Francesca Pennini ne rielabora i personaggi affiancando l'approfondimento dello studio di particolari insetti, i silfidi, che hanno la peculiarità di depositare le proprie uova all'interno di corpi in decomposizione; così le movenze degli otto danzatori, quattro donne e quattro uomini, i cui gesti cercano in continuazione il contatto fisico fra i corpi, ricordano proprio quelle dei piccoli insetti.
La scenografia si compone di tre elementi essenziali: uno sfondo totalmente bianco, le postazioni dei musicisti (batteria, violino, mixer) situate all'estrema sinistra del palco e un lungo guardaroba a vista sul lato opposto, dove sono appesi i numerosi costumi di scena che i performer si cambiano sotto i nostri occhi incuriositi. Proprio come se assistessimo a una sfilata di moda, una voce fuoricampo ci presenta i “modelli” di James, Effie, Gurn e della Silfide, ognuno caratterizzato da particolari movenze che prediligono a seconda dei casi l'uso dei talloni e delle scapole, dei dorsi delle mani, delle ginocchia, della bocca, delle unghie e del bacino. La musica crea un'originale fusione tra classica ed elettronica ponendosi sullo stesso piano della danza ed eliminando qualsiasi rapporto di subordinazione. I repentini cambi d'abito e gli espedienti d'illuminazione esaltano l'esigenza del “mostrare”, facendoci trovare di fronte a una rassegna di "corpi-oggetto" che indossano accessori di ogni tipo: cappelli, sciarpe lunghissime, guantoni da boxe usate come scarpe, gonne scozzesi e fasce per i capelli. Dopo la "sfilata-presentazione" si crea un universo in cui la sessualità è esposta senza pudore e l'attrazione tra i corpi, continua e implacabile, muove piccoli gruppi che si aggregano e si disfano, giocano, si baciano. Ciò che vediamo sul palco ci restituisce un immaginario che pare attingere dal fitness, dalla moda, dal culturismo, dalla danza classico-accademica. Vengono eseguiti duetti e assoli con pose che scolpiscono nell'aria vigorosi tableaux vivants, e la danza diviene sempre più sforzo fisico, training instancabile e durissimo che raggiunge il suo apice nella coreografia finale: qui il ballo diviene quasi una sfida tra tutti i danzatori che, vestiti con attillati e argentei abiti da ginnastica, portano al limite la loro capacità di resistenza con una stremante coreografia aerobica eseguita all'unisono.
Gli interpreti, che si mostrano spesso nudi senza imbarazzo, attraggono la nostra attenzione dall'inizio alla fine dello spettacolo, il loro sguardo fisso e disincantato li fa sembrare manichini in vetrina che hanno preso vita, e noi li osserviamo rapiti. L'opera della Pennini induce forse a una riflessione sul corpo e sul mostrarsi "senza veli": nell'attuale contesto occidentale la società è abituata alla nudità, questa non scandalizza più, anzi è esibita dalla televisione e soprattutto dal grande cinema. I corpi nudi cui siamo abituati però appartengono a un tipo di linguaggio, quello cinematografico, sempre mediato da uno schermo; in Sylphidarium _ Maria Taglioni on the ground invece non c'è niente che ci separi dalla sessualità dei danzatori, non c'è distacco tra noi e loro e questo crea un effetto perturbante, sorprendentemente diverso da quello che si ha con la televisione. Forse un pò imbarazzati di fronte alla sfrontata sicurezza dei performer, siamo spinti a domandarci chi si senta più disinibito e libero: se noi, coperti e "riparati" dal nostro abbigliamento, o i danzatori, corpi nudi che indossano solo la propria pelle.
Elisa Maddalena
Rutilante, accattivante, ipertrofico. CollettivO CineticO porta in scena Sylphidarium _ Maria Taglioni on the ground, un bestiario contemporaneo ispirato alla figura ottocentesca della silfide, genio dell'aria incarnatosi nell'emblema coreutico per eccellenza, la ballerina con le punte di gesso, e trasformatosi poi in immaginario romantico collettivo e pervasivo nelle successive mutazioni della coreografia.
Ma l'evanescenza sfuggente della creatura fatata ottocentesca diventa oggi sovraesposizione compulsiva e proliferante. Il corpo immagine è portato al parossismo, la costruzione scenica amputa quasi completamente il retroscena e il fuoricampo in una esibizione compulsiva che procede per accumulo esponenziale. La parabola bianca della scenografia, quasi un set fotografico, diventa passerella per una sfilata di tipi, caratteri mobili e intercambiabili, la cui apparizione è accompagnata dalla splendida trama musicale che è orchestrata da Francesco Antonioni intessendo brani di Chopin con la levità dei violini e la propulsione tellurica delle percussioni. I personaggi del balletto diventano categorie, caselle indossate senza distinzione di genere in un succedersi continuo degli interpreti che affastellano innumerevoli cambi d'abito.
É proprio il brillante lavoro sui costumi a costruire uno degli effetti di senso più evidenti di Sylphidarium _ Maria Taglioni on the ground, e a portare alla luce, in una esplosione massima dell'esposizione, il corpo cercato da CollettivO CineticO. Giocando con diversi codici dell'immaginario contemporaneo, dal fetish all'esibizione culturista, il costruttivismo plastico e metamorfico dei costumi scopre il corpo rendendolo scultura e immagine, proliferazione volumetrica e offerta edonista. L'attrazione gravitazionale dello sguardo, anche quando non necessariamente anatomica, crea una adesione completa ai codici della rappresentazione, a un eden falsificante dove la narrazione del sé è intrattenimento e compiacimento, e in qualche misura decorazione.
Sono corpi professionisti quelli scelti dalla coreografa per il suo Sylphidarium _ Maria Taglioni on the ground, e a tratti erompono nell'ambiguità inquietante che la danza è capace di creare, come in un frammento dove la stessa Pennini si trasforma in una figura metà aracnide e metà umana che espande e protende la linea della schiena in un infinito potente e rapinoso. Più spesso, tuttavia, dimorano nella bellezza conciliante e accattivante delle loro evidenti, smaglianti capacità. Lo sguardo è prigioniero di questo corpo immagine, di questo feed ininterrotto, evocatore della propaganda dell'intrattenimento che assedia le nostre vite. Ci si domanda se questo sguardo stordito fin quasi all’ottundimento, seppur trattato con la misura intelligente della poetica della coreografa, possa produrre lo scarto di una trasformazione, di una differenza, o si appiattisca su un riconoscimento decorativo dei codici del nostro tempo.
Impressa nella retina, come un dubbio, l'immagine finale, in cui dopo uno sforzo ginnico collettivo resta sulla scena il saltellio ostinato dell'ultima silfide, come un battito d'ali di insetto prigioniero del buio e dello spegnersi dell'attenzione.
Lucia Oliva