Interviste, recensioni, approfondimenti, interventi dal laboratorio di giornalismo "Per uno spettatore critico", in diretta da Vie a Modena e Bologna dal 13 al 23 ottobre 2016
Più giù nell’intimità delle relazioni familiari, più a fondo nei legami affettivi alla luce del tempo che passa. Più Giù è lo spettacolo che Stefano Ricci ha realizzato in anteprima assoluta al Laboratorio delle Arti in occasione del Vie Festival 2016. Il disegnatore, bolognese di origine ma residente da anni ad Amburgo, porta in scena il suo ultimo lavoro editoriale, Mia madre si chiama Loredana, edito da Quodlibet. Ricci disegna in tempo reale, con pennelli e dita, con il bianco e il nero, sulle prime pagine vuote di alcune copie del suo libro. Noi vediamo, grazie a una telecamera perpendicolare al piano d’appoggio, il disegno nel suo farsi: la composizione, a tratti febbrile, di immagini evocative che seguono il flusso di un discorso verbale e musicale.
Il disegno “in fieri” è sovrapposto a quelli contenuti nell’opera cartacea, delineando, proiettate sullo schermo, delle immagini composite. Lo stile delle illustrazioni è giocato sui contrasti forti. I tratti gestuali e le impronte digitali sono tracce permanenti del processo creativo che si dispiega sotto i nostri occhi. In un’immagine un personaggio isolato si erge a contemplare un paesaggio di sogno, immerso in sensibilità atmosferiche fluide, tracciate crudemente con l’inchiostro.
La musica dal vivo non si configura solo come un commento, ma costituisce una parte fondamentale del carattere performativo dello spettacolo. Il contrabbassista Giacomo Piermatti e i live electronics di Vincenzo Core, che hanno entrambi già collaborato singolarmente con Ricci in precedenti progetti, costruiscono delle tessiture sonore articolate e a tratti dissonanti; drammatiche senza essere eccessive, enfatiche ma senza cadere nel sentimentalismo spicciolo. Due faretti di scena, in alcuni momenti, illuminano dal basso verso l’alto i musicisti, e proiettano le loro ombre in movimento sullo schermo, creando un’ulteriore sovrapposizione di piani di immagine. La voce dell’autore, registrata in precedenza, legge alcuni capitoli del libro accompagnando i disegni. Un tono non allenato alla lettura espressiva, ma che, in quanto testimonianza diretta e intimamente partecipe al racconto, risulta di grande effetto.
Più Giù è un viaggio emotivo e artistico che parla di come a volte la lontananza nello spazio fisico possa avvicinare gli affetti. Ricci sa percepire la poesia del tempo che passa, e ci propone un tuffo nella memoria: personale, privata, casalinga. Consapevole che la sua esperienza di nostalgia e ricordo può parlare a tutti noi, che viviamo ogni giorno la caducità.
Alessandro Carraro