ph: Luca Del Pia
Un sacchetto dell’immondizia abbandonato è il protagonista della prima scena de Il controllore, spettacolo della compagnia pistoiese Gli Omini. Abbandonato su ipotetiche rotaie, richiederà l’intervento di tre controllori che dovranno dare ai passeggeri il temuto annuncio “Ci scusiamo per il disagio”. Sarà proprio il disagio, nelle sue varie espressioni, a fare da sfondo all’intera opera. L’ambiente è un richiamo alla solitudine squallida dei vagoni dove caldo, cattivi odori e mosche contribuiscono alla costante sensazione di “schifo” del più austero fra i controllori. Fra il rumore di sportelli che sbattono, porte che si aprono e dal suono metallico dell’altoparlante, tre attori si alternano fra le vesti dei controllori e di altri dodici personaggi. Interpretando le storie di soggetti particolari tra cui la “donna serpente” con i suoi ricordi, il teppista con il vizio delle droghe e il capellone dall’esuberanza provocatrice. Questi personaggi sono stati costruiti sulla base di incontri realmente avvenuti tra gli autori e gente comune nelle stazioni della Transappenninica, Gli Omini li restituiscono con tocco ironico e grottesco. In scena c'è una realtà sociale in cui controllori e “controllati” sono protagonisti dello stesso viaggio dove fondamentalmente si è tutti “passeggeri” in egual misura. Tra loro sarà naturale confrontarsi: un controllore donna cerca conforto per i suoi drammi familiari, un altro si interessa alle cause dei più fragili e soffre ogni qualvolta non riesca a proteggerli. Nelle figure dei controllori, dunque, vengono rappresentati tre modi di farsi attraversare dalle vite altrui. Rimarrà però solo l’illusione di avere controllo, perché il disagio della vita umana, essendo ben altro che un sacchetto sulle rotaie, li travolgerà inesorabilmente. Allora il “titolo di viaggio” non è più un semplice biglietto, ma il nome da dare alla propria storia; un modo per identificare il proprio disagio e motivare la propria “ripartenza”. Siamo tutti sui vagoni di un treno pieno, l’impianto di aerazione è rotto e sudiamo tutti allo stesso modo ma, “se collaboriamo, passeremo comunque una bella giornata”. Gli Omini, con il loro lavoro, fanno sentire anche noi passeggeri di un treno che è la nostra esistenza e che, nonostante gli imprevisti, proprio come un treno potrà sempre ripartire.
Ornella Giua
laboratorio Per uno spettatore critico