Nel 2014 Altre Velocità pubblicava il proprio personale “survival kit”, fatto di spettacoli, libri e festival. Due anni dopo siamo ancora vivi e non vegetiamo (o almeno facciamo del nostro meglio), ciò significa che il kit ha fatto più o meno il suo dovere. Ora che anche il 2016 se ne sta andando (anno bisestile, difficile, difficile…) abbiamo pensato a un nuovo kit per il 2017 (non vogliamo essere superstiziosi, ma il “cornino rosso” ce lo teniamo sempre stretto…).
Tra le 10 “cose” che ci portiamo dietro ci sono meno spettacoli e più progetti, e qualche visione spiazzante, proveniente per lo più da un libro. Non perché gli spettacoli belli siano assenti, al contrario, ma il 2016 ha fatto saltare il tavolo e l’ordine degli addendi. Il 2016 lo vogliamo ricordare anche come l’anno della disparition. Lo diciamo alla francese, non per snobberia, ma per ricordare il magnifico esercizio di stile di George Perec, che scrisse un intero romanzo senza mai utilizzar la vocale “e”, la più frequente nella lingua francese. Così quest’anno teatrale è passato come un incredibile lipogramma. C’era tutto – storie, tragedie, commedie, inchieste, astrazioni, poesie, monologhi, letture, nudità, piccoli scandali… –, un po’ arzigogolato, ma c’era tutto. Mancava solo una cosa: il pubblico. Non perché i teatri fossero sempre letteralmente vuoti (ognuno potrebbe dimostrare facilmente il contrario, ma anche il contrario del contrario…), però erano come “svuotati”. L’ "essere pubblico di teatro" è sembrata una dimensione frustrata, residuale, stanca…
Ripartiamo da qui, senza rimuovere questa piccola angoscia, ma portandoci dietro nel nostro kit quei progetti – e anche quelle persone care non più con noi – che, considerando la relazione con il pubblico perduta, cercano di ricostruirla, pensando di nuovo alle necessità, ai motivi più semplici che possono legare il teatro ai suoi spettatori, tornando perciò a ragionare in maniera attiva e vitale sull’educazione, la formazione, la trasmissione.
Bye bye 2016!
1. Giorgio Agamben, Pulcinella ovvero Divertimento per li ragazzi (Nottetempo, 2016).
Nei periodi di crisi profonda riemerge Pulcinella, come una figura “ponte”, messaggero tra mondo dei vivi e mondo dei morti… Coincidenza ha voluto che nel 2016 uscissero il bellissimo libro di Giorgio Agamben Pulcinella ovvero Divertimento per li ragazzi, e Bella e perduta, originale e spiazzante film di Pietro Marcello. È tornato Pulcinella a indicarci forse una possibile via d’uscita, perché, come si legge sugli affreschi di Giandomenico Tiepolo a Ca’ Rezzonico: «Ubi fracassorium, ibi fuggitorium», che grosso modo vuol dire dove c’è “casino”, là si trova una via d’uscita… che il 2017 porti allora un po’ di nuovo e fecondo “casino”!
2. Arrevuoto. Teatro e Pedagogia
Un progetto in grado di ripensarsi e lasciarsi ripensare, di luogo in luogo, e nel dialogo concreto, profondo, con gli sguardi in crescita che vi si accostano. Con le forze in campo, artistiche e non. Siamo tornati a Napoli quest’anno, e ci siamo lasciati rapire dall’energia dirompente de L’ispettore Generale di Gogol’, dalle sue voci e dalle loro provenienze, nell’undicesimo movimento di Arrevuoto coordinato da Maurizio Braucci. Un percorso necessario che ha la capacità e il talento di abbracciare la realtà, sondarla e rivoltarla, con le domande del teatro e tutta la loro fame di vita.
3. La Casa dello Spettatore diretta da Giorgio Testa
Realtà che ha già decenni di storia alle spalle ma la cui attività ci pare importante mettere in rilievo proprio oggi. In tempi in cui si parla molto di formazione del pubblico e audience development, la Casa dello spettatore è un punto di riferimento che non ha smarrito la via, in particolare quella delle necessarie relazioni fra teatro, danza e sistema dell'educazione. Fondamentali sono i “percorsi di visione” rivolti a insegnanti, che permettono alla scuola di guardare al teatro come qualcosa di prossimo.
4. Anagoor Socrate il sopravvissuto – Come le foglie
Una riflessione su un tema, l'educazione, che nel teatro italiano sono in pochi a condurre, innestando così un dialogo con ampi strati del mondo legato al “sociale” e restituendo al teatro spessore culturale; Anagoor ci arriva con pudore e senza la presunzione di avere già capito tutto, intersecando la storia della filosofia con la letteratura italiana contemporanea di Antonio Scurati. Uno spettacolo da rivedere nel 2017.
5. La rivoluzione è facile se sai come farla di Kepler - 452 con musiche de Lo Stato Sociale
È uno spettacolo diverso dagli altri. C’è un bell’incrocio tra mondo musicale e mondo teatrale. Anche il pubblico di questo spettacolo è diverso: più giovane, numeroso, poco abituato al teatro, ma curioso, interessato... Nicola Borghesi, insieme al gruppo musicale Lo Stato Sociale con la drammaturgia di Quit The Doner costruiscono uno spaccato generazionale divertente e disperato, a volte un po’ ammiccante, ma che non risparmia gli aspetti più critici, cinici e repellenti. Lo spettacolo a tratti commuove e ce lo portiamo dietro, perché è una strada diversa, che ci piace. A contatto stretto con la realtà, si prova a raccontare i giovani di oggi. Un autoritratto bolognese nell’era Post Dams.
6. To Be or Not To Be – Fanny & Alexander e i laboratori sull'eterodirezione
L'eterodirezione, dispositivo attoriale che da ormai diversi anni (il primo fu Him nel 2007) fa da spina dorsale agli spettacoli di F&A, è il cuore di To Be or Not To Be condotto da Chiara Lagani e da Marco Cavalcoli tra Ravenna e Roma, percorso modulare di circa sei mesi nei quali un gruppo di attori ha sondato non solo una tecnica ma un vero e proprio linguaggio. L'eterodirezione, nel suo essere dispositivo strettamente legato al performer, aiuta a riscoprire basi del lavoro d'attore e a testare nuove direzioni, mettendo in crisi il concetto di memoria e controllo a vantaggio del neutro e della prismaticità. Un metodo che contagia per radicalità e efficacia e che, nel suo svolgersi formativo, non si chiude sulla firma artistica ma è in grado di rendersi trasmissibile, fruibile, riscopribile.
7. Ricordo di Caterina Poggesi / Fosca
Caterina Poggesi se ne è andata davvero troppo presto. Poco più che quarantenne, dopo una lunga malattia, Caterina ha lottato fino alla fine, con straordinaria vitalità, organizzando, inventando, curando contesti culturali e artistici sempre fecondi e originali. Tra i quali anche il compleanno per i dieci anni di Fosca, la sua creatura, il suo progetto, che abbiamo “festeggiato” al Teatro Studio Scandicci, in un clima di autentica riconoscenza. Ci portiamo dietro il ricordo delle sue tante attività, svolte soprattutto a Firenze, con un gruppo ampio di collaboratrici e collaboratori, in contesti underground o in situazioni popolari, a fianco di importanti artisti o circondata dall’energia di tanti giovani. Ci portiamo dietro il ricordo della sua capacità di fare “rete”, di saper animare i contesti, di tenere assieme le persone con attenzione e sensibilità davvero straordinarie. E ci portiamo dietro anche il ricordo del suo spettacolo forse più bello e carico di futuro, Tangeri: sensuale, misterioso, ludico e spiazzante.
8. Piero Santi e Radio Città del Capo di Bologna
Era una delle anime di Radio Città del Capo di Bologna, scomparso troppo presto alle soglie dell'estate 2016. Mescolava jazz e teatro col gusto di chi ama ciò che fa, spaziava dalla danza al teatro alla performance senza pregiudizi né fighetterie. Dietro al microfono costruiva un mondo, parlando di arte, letteratura, musica, teatro, eventi, concerti, cinema, mostre, incontri. Immaginava le puntate cercando nel mondo quello che riteneva importante condividere, regalandolo a noi ascoltatori, rendendo il mondo fuori di certo un po' migliore.
9. ZUT!
Spazio Teatrale a Foligno, in un ex cinema. Dal 2011 è uno dei poli della ricerca teatrale in Umbria, organizza l'unica stagione teatrale della città, guarda al teatro come strumento di cittadinanza grazie a una fitta offerta di laboratori tenuti da Michele Bandini, Emiliano Pergolari e dalle molte guide che collaborano con Zoe Teatro. Ospita anche artisti in residenza in dialogo con le altre residenze della Regione. Scendendo le scale di un accogliente ristorante vegetariano, ricavato nella vecchia galleria, si entra in una sala teatrale sempre piena, dove troverete senza dubbio seduto lo “spettatoreprofessionista”, il folignate Stefano Romagnoli.
10. Milo Rau, il centro di ricerca sui linguaggi dell'infanzia CAMPO e lo spettacolo Five Easy Pieces
Magistrale mascheramento teatrale dove degli attori bambini interpretano bambini realmente esistiti dei quali ascoltiamo lettere e pensieri, tutte vittime del mostro di Marcinelle. I giovani attori vengono diretti in scena da un adulto, un regista che nel plot teatrale li sta provinando in un casting. Noi guardiamo sia la scena sia i video ambientati in piccoli set ricostruiti a vista, una finzione su più livelli per una volta “etica”, necessaria per parlare di una tremenda verità.