Il sipario è chiuso, il Quartetto Cetra canta di una relazione amorosa fondata sull'illusione, con la donna spinta sull'orlo di un baratro. Si apre il sipario, c'è una ragazza che indossa panni da boxeur, in un minuscolo soggiorno con un tavolino, una radio, la Settimana Enigmistica. La voce si distorce, si allunga ed echeggia di fronte al microfono, la donna accenna all'attesa di un mezzo pubblico, al non avvicinarsi a una linea gialla che vediamo tracciata a terra; alza le mani colpevole, il volto si contorce, si alza una musica sacra. Racconta e sembra rivolgersi a noi, o forse è fra sé e sé che sta parlando: «Vi è mai capitato di essere chiamati da qualcuno, e quel qualcuno non c'era?». LaQuiete Teatro, per la calibrata scrittura di Laura Pompetti (anche interprete del lavoro), in Poltergeist disegna un personaggio che continuamente sfugge, divaga, si perde nei labirinti del suo impero della mente, abita un paesaggio animato da presenze, voci, oggetti dotati di propria vita, come allude il titolo del lavoro. Racconta di un graduale abituarsi alla paura, muove un braccio e una voce maschile le risponde («Vuoi»), sposta il bacino e di nuovo la stessa voce: «un caffè?», ripetendo più e più volte l'azione, spezzando i movimenti, con effetti comico-grotteschi. Accenni di percussioni, rintocchi, delay vocali, sibili elettronici, radio che si accendono da sole impastano un ambiente che giustappone frammenti di discorsi, alterna primi piani luminosi con secondi piani soffusi e passaggi intermittenti strobo, sostenendo una presenza abitata da mutevoli registri, spesso con una mimica carica, a volte marcatamente caricaturale, sicuramente complessa da sostenere per iterazioni, qualità e mutevolezza, convincente e credibile, sebbene non sempre accompagnata da un'altrettanto densa invenzione scenotecnica. I suoi tacchi rossi diventano le cadenze di un ritmo, fino al knock-out: la donna è a terra, sconfitta, poi si rialza, riflette sul suo essere sola, sembra dominare la psicosi ma anche la rappresentazione, e i suoi mezzi: «È chiaro che tutto questo incastramento è un monologo solitario». Viene da pensare alla misure che ci diamo, alle regole imposte da fuori e da dentro, allo stigma che affibbiamo a chi le rompe, come questa donna assillata da una presenza maschile ineffabile ma che pare tutto sovrintendere («ti trovi nella posizione sbagliata»), rievocando anche un padre che l'ha educata ai rumori, al silenzio, forse al timore del vuoto. Il tono del discorso alterna un apparente dialogo al soliloquio, il registro intimista cede il passo all'invocazione: «Vi è mai capitato di non risvegliarvi da un sogno?», procedendo verso un finale in cui torna la linea gialla. Siamo di nuovo con lei sulla banchina, a un passo dal treno in corsa, da quel confine da non oltrepassare, a volte molto labile. Nel buio si formano piccole lucine bianche, come stelle. Nel buio torna la voce maschile, a controllare e stemperare.
LaQueiete Teatro è un gruppo con base a Bologna, nato qualche anno fa durante i corsi di formazione al Teatro San Martino tenuti di Roberto Latini, una “stagione” che ha molto seminato. Poltergeist è in scena ancora questa sera, domenica 21 febbraio, presso il Teatro dei 25 a Bologna, una piccolissima sala fra condomini e squarci di aree verdi. Da vedere.