È la seconda serata di Interplay/08, festival internazionale di danza contemporanea che si celebra a 10 chilometri da Torino, nei capannoni delle Fonderie Limone di Moncalieri: una fonderia di bronzo, alluminio e ghisa fino agli anni ’60, poi dimessa e abbandonata prima di diventare una suggestiva fabbrica d’arte nel 1997.
Lo spettacolo Petite Mort della compagnia francese Artopie Santucci – Salliot si apre con un lungo buio da cui le sapienti luci laterali di Laurent Moreau lasciano lentamente affiorare una donna che è vera, ma che è anche un ritratto su tela. Che è umana, ma che ha anche un’aura fantasmatica. Che siede solida, elegante, regale e immobile, ma che sembra tremare e vibrare. Che ha viso e mani straordinariamente presenti e luminescenti, eppure è anche così incorporea e spettrale nella luce lunare. Che è quasi una visione, come un ritratto di Francis Bacon.
Poi esplode il movimento: coinvolge tutto il corpo, anche se le gambe nascoste sotto la grande gonna si devono immaginare, mentre una gamba muscolosa su scarpa con tacco di tanto in tanto si mostra, il viso si deve intuire oltre un’ombra o una tenda di capelli, e soltanto le braccia nude si possono vedere. O almeno di questo ci si illude prima di scoprire che il movimento è troppo veloce perché i nostri occhi possano vederlo. Mette in rapporto di successione frenetica, spezzata e staccata tanti punti di partenza e altrettanti punti di arrivo, ma il transito è fulmineo e rimane invisibile. Chinatsu Kosakatani è esplosiva, tenace, instancabile, trasuda forza nella sua frenesia e sfrutta il potere seduttivo dei lunghi capelli e l’austerità di una grande gonna, simboliche, precise e geometriche figure archetipiche di un certo potere della femminilità. Eppure ogni volta è una sconfitta, un atroce dolore, e ogni scatto, torsione, tocco, rotazione, caduta o ascesa è un impetuoso anelito che non afferra l’oggetto: il divenire del movimento.La rigorosa partitura coreografica di Cristina Santucci e Loic Salliot è intrisa di una nitida tensione che si può sentire e simultaneamente pensare: l’umana tensione drammatica tra l’impeto vitale di ogni prima di, e l’inevitabile dolorosa sconfitta di ogni dopo che. In mezzo eventi importanti inafferrabili. Perduti. Ogni istante: una Petite Mort. (Sara Fiorillo)