"Comizi d’amore" è il nuovo progetto della compagnia Kepler-452, ispirato all’omonimo lavoro pasoliniano. In collaborazione con i due registi/drammaturghi e i quattro attori under 35 selezionati in seguito alla call, il progetto prevede di intessere il dialogo con tre diverse comunità della città di Bologna con le quali condividere le stesse domande che Pasolini rivolse agli italiani all’inizio degli anni Sessanta, e da lì muovere verso altre, più vicine, inventate, necessarie. Questo percorso polifonico sarà il materiale di partenza per la realizzazione di reportage teatrali, ciascuno affidato a un regista e due attori, che metteranno in scena i “comizi d’amore” delle comunità interessate, nel tentativo di coinvolgere anche i loro abitanti, non professionisti, e di cercare di “capire perché c’è bisogno di quelle persone in scena”. I lavori saranno presentati il 23, 24 e 25 maggio presso l’Oratorio San Filippo Neri di Bologna.
Con questa ulteriore tappa del suo percorso, Kepler-452, compagnia nata nel 2015 a Bologna, prosegue la propria ricerca artistica incentrata su due cardini principali: l’intenzione di rivolgersi al giovane pubblico – a cui è dedicato il Festival 20 30, diretto dal regista-attore Nicola Borghesi, con la collaborazione del gruppo Avanguardie 20 30 – e quella di intessere, fuori e dentro la scena, una relazione con le biografie e le identità di non professionisti, cui si rivolgono alcuni dei precedenti lavori della compagnia. Da qui l’idea di presentare un bando che assuma anche il volto di un manifesto e che, in parte, riportiamo.
Gli interessati possono inviare la propria domanda di partecipazione a kepler452@gmail.com entro il 5 marzo 2017. Per il lavoro è prevista retribuzione. Il progetto è realizzato in collaborazione con Mismaonda e con il sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Per ulteriori informazioni:
+ 39 3384463302
www.festival2030.com
http://festival2030.com/img/bando-comizidamore.pdf
Una open call che è anche un manifesto
«Lavoriamo da un po’ di tempo sul coinvolgimento in scena di non professionisti, o experts of everyday life, come li chiamano i Rimini Protokoll, che sanno che non si definiscono gli esseri umani in base a ciò che non sono. Da qualche anno abbiamo deciso di chiuderci un po’ meno in sala prove, pensare un po’ meno al puntamento dei sagomatori e occuparci invece di ciò che accade fuori dai teatri, con una particolare inclinazione per ciò che pensano, sentono, immaginano, temono, sperano, odiano, amano, decidono gli abitanti dei luoghi in cui siamo chiamati ad operare. Abbiamo inventato La rivoluzione è facile se sai con chi farla, un format teatrale in cui domandiamo ad un gruppo di riferimento differente di luogo in luogo: chi è la persona più rivoluzionaria tra quelle che conosci personalmente? Abbiamo incontrato i rivoluzionari così individuati, li abbiamo frequentati e li abbiamo messi in scena. Abbiamo tentato di esplorare il genere del reportage teatrale, domandando agli attori di recarsi in situazioni specifiche e riportarle sulla scena, mettendole a disposizione della regia. Con Eppure manca qualcosa – I giardini dei ciliegi abbiamo cercato di incrociare esseri umani realmente esistenti nel tempo presente con il classico di Cechov, trasformando una famiglia di sgomberati in Ljuba e Gaiev e gli attori professionisti in testimoni del percorso di prove. Tentiamo insomma di magnificare le identità delle persone sulla scena. Strapparle al quotidiano, al piccolo e restituirle al luogo cui appartengono: quello della meraviglia. Ora ci piacerebbe condividere questa pratica, questo modo di fare teatro, con altri colleghi, che abbiano un approccio magari radicalmente diverso dal nostro dal punto di vista del linguaggio e dell’estetica, ma siano interessati a rapportarsi con la possibilità di incontrare, intervistare, portare in scena persone realmente esistenti».