Cara Dorothy, ti scrivo per darti alcune indicazioni che ti serviranno quando entrerai nella galleria d’arte. Prima di tutto tieni presente che in quella galleria non è vero che c’è silenzio: c’è un turbine di lingue di fuoco che urlano a squarciagola, che ti assorderanno senza che tu riuscirai ad accorgertene. Quando ignara seguirai il percorso della mostra, ti ritroverai di fronte a un muro pieno di sguardi, dove tanti occhi ti si scaglieranno contro e tu sarai l’unico punto di “arrivo”, non di fuga. Saranno tutti concentrati su di te. Stai attenta perché non ci sarà niente di immobile in quel crocicchio di quadri: gli sguardi saranno come aghi che ti pungeranno, ti strazieranno. Mentre guarderai innocentemente la targhetta di un quadro, sanguinerai dal naso e dal pube, come se, violentata, ti ritrovassi incinta di una nuova creatura. Forse è così Dorothy, sarai mamma di una nuova idea di arte, sarai la pioniera di questa esigenza di cambiamento che si respira nell’aria, e che forse nell’aria rimarrà, nascosta in quel vortice di sguardi. Forse dietro a quel muro di quadri, tu sei diventata lo strumento di un cambiamento. Però nessuno ci crederà: molti occhi gireranno impazziti, si animeranno in un movimento rotatorio sempre più veloce, un vero ciclone, fino a far perdere i propri contorni e cercheranno di depistarti con tempeste di immagini lanciate su dei binari in corsa. Però non ti angustiare perché dietro alle tue spalle c’è qualcuno che ti sostiene e che non ti ferirà, ma tu non puoi vederlo. Forse finirà schiacciato come te, da quella cruenta esplosione di sguardi contrari o forse è proprio vero che “da qualche parte al di là dell’arcobaleno c’è quel paese che abbiamo sognato”. Non si sa. Per ora piove sul bagnato Dorothy, però Charlie con le sue indicazioni geografiche ci potrà aiutare e poi del resto è sempre meglio la terra bagnata che l’arsura, no?
Buon viaggio.
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