Nella calma piatta, quando tutto è pacificato e la realtà è accettata così com’è, senza contrasti e senza crisi, il vento ha smesso di soffiare e l’immobilità non lascia spazio ad altro se non al silenzio. Nella bonaccia cova il male, un virus distruttivo pronto a esplodere e nella casa grigia sembra non ci siano più finestre per guardare e porte per uscire. Aspettiamo allora il ciclone, la tempesta che porterà distruzione e dolore, ma che - se ben governata - sarà l’unica via d’uscita possibile. È liberando “crudeltà” e “grazia”, tramite un’arte capace di “rivoluzioni” radicali che sarà possibile attraversare le tante linee d’ombra che attendono passaggi, immersioni, sfide. Il “mito” di Dorothy si lancia nell’occhio del ciclone scontrandosi con un mondo inchiodato a un banco di scuola, a una mappa geografica e a un carrarmato giocattolo. Saremo noi “testimoni” all’altezza della sfida? Saremo capaci di nutrire le virtù del fegato, del cuore e del cervello? Riusciremo a tener lontano da noi il “potere” in tutte le sue forme? E soprattutto, sapremo guardare con occhi nuovi e “attenzione”, all’umile realtà delle cose?
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