Dai luoghi possono nascere i pensieri? I festival possono diventare dei luoghi permanenti di pensiero?
Santarcangelo dei teatri va considerato un “bene comune”, un patrimonio del territorio, della comunità, dell’ambiente a cui appartiene.
Dall’origine agli sviluppi successivi, si comprende il destino di un festival, il senso profondo di un interminabile percorso di ricerca che muta nel tempo, con il valore degli incontri e degli scambi, senza soluzione di continuità.
Un arcipelago degli sguardi e degli orizzonti per formare una molteplice identità geografica, culturale e sentimentale, che per crescere ha bisogno del rapporto costante con le proprie radici e contemporaneamente necessita di nutrirsi degli spostamenti e degli scarti vitali fra il prima e il dopo, fra la propria storia e le sue naturali modificazioni, fra le diverse influenze e le interferenze incontrate sulle rotte di migrazione.
In costante tensione per rinnovare di continuo l’identità di Santarcangelo dei teatri, per mantenere in vita una relazione aperta, un vitale disequilibrio fra l’inevitabilità del sistema locale su cui si poggia e l’inevitabilità dello sguardo sul mondo: due paesaggi necessari e complementari.
Oltre Santarcangelo: alcune possibilità di lavoro
Un festival realizza attività e costruisce relazioni a partire dalla sua storia, dalla sua città, dalla sua provincia, dalla sua regione, e così oltre, fino allo sconfinamento delle geografie e dell’arte del teatro, senza aver paura di essere troppo (poco) provinciali o troppo (poco) internazionali.
La prima riflessione da fare, quindi, è quella di interrogarsi innanzitutto sul significato oggi di festival, in virtù anche delle modificazioni della scena nazionale e internazionale, analizzando a fondo la propria storia per comprendere le varie stagioni dei festival.
Un festival dovrebbe divenire sempre più un lungo progetto annuale di lavoro e di relazioni, e non solo una manifestazione di pochi giorni all’anno.
Diversi festival nazionali di teatro, nati con ben altre caratteristiche, nel corso del tempo si sono attrezzati per conquistare una necessaria centralità: luoghi permanenti di pensieri, incontri, relazioni, produzioni. Luoghi per dare corpo e respiro ai pensieri; luoghi di studio, ricerca e sperimentazione per sostenere soprattutto la crescita di processi culturali e artistici innovativi.
Se queste riflessioni possono diventare realmente dei pensieri condivisi, allora occorre partire dalla trasformazione dei festival estivi in progetti annuali, modificandone radicalmente la struttura e l’articolazione.
Progetti di formazione, residenze e produzione. Incontri e confronti fra gli artisti, i critici, gli operatori e il pubblico, per caratterizzare l’unicità del territorio d’appartenenza e la vitalità dei luoghi di lavoro in specifici laboratori permanenti delle arti sceniche contemporanee; per determinare un legame continuo e armonioso fra le diverse iniziative possibili del territorio, o della sottile e imprescindibile dialettica fra locale e internazionale, dove ognuna di queste parti è fondamentale per sostenere e qualificare l’altra, producendo uno sguardo infinito, aperto, di passaggi indispensabili da un versante l’altro, sul senso profondo del fare teatro oggi.
D’estate, i festival, rimarranno sempre dei “luoghi privilegiati”, unici e singolari, che guarderanno lontano e avranno le risorse e gli strumenti adeguati per ascoltare e accogliere le testimonianze che durante l’anno non sarà possibile proporre. Ma i festival saranno anche il frutto maturo di un anno di lavoro e di relazioni con gli artisti e soprattutto con il pubblico; saranno l’espressione di un movimento teatrale più complesso e articolato, sostenuto dalle associazioni, dagli artisti e dagli operatori con cui saranno definite delle collaborazioni importanti, per i singoli soggetti che vi partecipano e per tutto l’ambiente circostante.
Un festival, inoltre, può essere interpretato anche come un progetto per e nel luogo in cui si svolge, come l’espressione di un ambiente complesso e vitale che diventa custode dei pensieri e delle azioni che intercetta, raccoglie e disperde.
Il luogo/ambiente, quindi, può essere considerato come un fattore che agisce e interagisce con le problematiche di un festival.
Il luogo/ambiente che si nutre delle presenze, di tutte le presenze che lo attraversano e che lasciano delle tracce: un paesaggio culturale che si modifica di continuo e produce una ricchezza disponibile per chi verrà dopo, ancora.
* Direttore artistico de L'arboreto di Mondaino