Come nasce Cantieri?
Nel 1994, a Ravenna, ci fu un progetto molto importante curato da Europe Jazz network, chiamato “Musica in gioco”, che scommetteva sugli incroci fra danza e musica. Intorno al progetto si sono riuniti danzatori e coreografi, come Monica Francia che era la coreografa di riferimento della città, e al termine abbiamo deciso di non disperdere le energie messe in campo. Nasce così l’associazione culturale “Cantieri di fine millennio”, e iniziarono tutta una serie di progetti per dare la possibilità ad alcuni giovani autori di mostrare il proprio lavoro. Una delle prime iniziative fu "Lavori in Pelle", che si chiamava “Piccolo festival intorno alla danza”, da subito ospitato ad Alfonsine..
Lavori in Pelle è stato un passaggio fondamentale del vostro percorso..
Sì, è stato un grande laboratorio. Siamo cresciute molto anche perchè avevamo la possibilità di sperimentare e di sbagliare, in un piccolo paese entusiasta, con un’amministrazione locale , tra cui Giuseppe Masetti e Rossella Cavallari, che da subito ha creduto in noi. Lavori in pelle ci ha permesso di trasformarci, da coreografi siamo diventati operatori culturali. Forse il festival nasceva dalla necessità di garantire a tutti quelle possibilità che noi stessi non avevamo avuto. Quella che ora è una generazione di mezzo, allora muoveva i primi passi ad Alfonsine: alcuni si sono affermati, altre sono diventate mamme, altri organizzatori.
In seguito arriva la danza urbana di Ammutinamenti
Ammutinamenti è un festival di danza urbana “sociale”: siamo noi che andiamo verso il pubblico, tentiamo di spiazzarlo. Non si tratta di “danza-architettura”, che ricerca invece equilibri e contrasti con l'urbanistica della città. Ammutinamenti è diventato anche d’autore, da quando L’Almagià ospita il premio Giovani Danz’Autori dell’Emilia Romagna. Questo festival deve molto agli amministratori che l’hanno sostenuto, come Lisa Dradi e Alberto Cassani. Anche l’associazione dei Portuali ci ha sempre fornito un supporto logistico fondamentale.
Dopo oltre dieci anni, vi siete “allargati”: non solo Ravenna ma anche la regione, e tutta l’Italia ora con XL.
Abbiamo sentito la necessità di aprire i nostri progetti, altrimenti il rischio era quello di dirci sempre le stesse cose tra noi. E' nato così Anticorpi, una rete regionale di rassegne, festival, eventi e residenze. Ognuno partecipa con le sue specificità: Il Teatro Comunale di Ferrara ospita alcuni gruppi in cartellone, L’Arboreto di Mondaino offre residenze, e così via.
Ultimo passaggio è stata l'espansione oltre il contesto regionale, con “Anticorpi XL”. Qui si condividono alcuni percorsi internazionali, come un progetto sulla video danza che si è svolto questo inverno e che ha coinvolto le strutture della rete, oltre che il cuore del percorso che è la vetrina che vedremo in questi giorni, in cui ogni operatore, scegliendo dal proprio territorio, propone alla rete alcuni gruppi da portare a Ravenna. Anticorpi Emilia Romagna, Teatro Pubblico Pugliese, Interplay, Arteven e Amat sono i fondatori della rete, mentre Punta Corsara, il Teatro Stabile dell’Umbria e Artedanza E20 sono entrati quest’anno condividendo solo la vetrina.
Parliamo della vetrina e del vostro marchio di fabbrica, la “giovane danza d'autore”
Vedremo 18 gruppi: la maggior parte ha studiato all’estero, cosa che ci dice molto del nostro sistema italiano. i gruppi si confronteranno con gli operatorii: per ognuno di di loro organizzeremo degli incontri, si tenterà di capire a che punto del progetto artistico si trovano, quali esigenze e lacune essi stessi evidenziano. Quando diciamo giovane danza d'autore non intendiamo un'età anagrafica, ma un percorso di progetto. Si è giovani anche a quarant'anni, se ci si sperimenta con una creazione personale per la prima volta. Abbiamo quindi individuato un limite di 5 anni, oltre il quale si può dire che un'esperienza giovane può divenire più matura. In questo contesto, il danz’autore, è colui che sperimenta su stesso, sul proprio corpo. Il coreografo, invece, si espone già con un gruppo di lavoro, “disegna” con corpi degli altri. Alla vetrina abbiamo praticamente solo due coreografi puri, mentre tutti gli altri, pur firmando le coreografie, sono anche in scena.