Abbiamo raccolto storie e voci da Santarcangelo di Romagna, assecondando la metafora degli animali che percorrono il programma di Santarcangelo 39
Un leone a Santarcangelo
Era la seconda metà degli anni '60. Qui a Santarcangelo c'era un circo, che aveva anche gli animali. Una mattina ci fu un fugi fuggi generale, con la gente che si rifugiava nella pescheria. Erano usciti tre leoni dalla gabbia! Due furono ripresi, mentre un giovane leoncello è andato nel reparto dove c'erano le gazzelle. Così, hanno dovuto abbatterlo. Il nano del circo ha caricato questo leoncello di un quintale, l'ha portato al macello chiedendo che gli venissero tolte le unghie per fare degli amuleti. L'incaricato alla macellazione era Fafìn, un "personaggio" di Santarcangelo che era stato sindaco, aveva fatto la liberazione e gli piacevano le donne. Allora Fafìn ha tolto la pelle, che è ancora conservata alla Stamperia Marchi, e quando ha visto la carne ha pensato bene di mangiare il leone! Il metodo scientifico era questo: ha buttato ai gatti dei pezzi di carne di leone, e ha osservato il loro comportamento. I gatti mangiavano la carne, la carne dunque era buona. Suo cognato aveva un'osteria, l'osteria da Brudet. Quella sera si prepararono tagliatelle al ragù di leone e lombo di leone in salmì. (Giuseppe Zangoli)
Corsa dei tori
La corsa dei tori è stata soppressa a Santarcangelo nel 1828. Nel borgo Malmignati, le attuali vie dei negozi Via Don Minzoni e via Cavour, in occasione del carnevale si svolgeva questa corsa. Le estremità aperte delle vie venivano chiuse con i palchi per gli spettatori, che fra l'altro osservavano anche dai balconi delle finestre. Si facevano quindi correre i tori lungo le vie, inseguiti e fermati dai cani, appositamente addestrati per la ferma degli animali. Al centro delle vie vi erano dei lottatori, dei "toreri", che dovevano cacciare i tori e potevano riposarsi e prendere "respiro" dentro a un tino situato al centro della via. Il gioco era cruento, e così per decreto cittadino fu vietato nel 1828. (Valeria Boschetti)
Fiere del bestiame
Santarcangelo era un punto di riferimento per le fiere del bestiame, raccoglievano persone provenienti da un territorio molto vasto. Prima della guerra c'erano venti fiere del bestiame lungo tutto l'anno, senza contare le "controfiere" di due settimane dopo in cui si restituivano gli animali che non avevano le caratteristiche pattuite. Venti fiere, venti controfiere e due mercati settimanali: Santarcangelo è stato sempre quindi un luogo di passaggio per molte persone. In "città", come la "dichiarò" Leone XII nel 1828, si beveva anche molto vino. Con 12.000 abitanti, a Santarcangelo c'erano 32 osterie. Secondo le statistiche, il consumo era di 300 litri pro capite l'anno. In queste fiere si concentrava, ovviamente, il maggior consumo di vino. Anche la religione aveva la sua parte durante le fiere. Dutante S.Antonio, per esempio, usciva la statua dalla chiesa, accompagnata dalle campane e dai priori della compagnia di S.Antonio, e in processione veniva portata a benedire gli animali prima dell'apertura della fiera. (Giuseppe Zangoli)
Gli animali parlano
Ammaestrare è un verbo pessimo, vorrei toglierlo dal vocabolario. Significa "dittatore", come una persona che ha un bastone fra le mani e pretende che gli altri facciano delle cose. Gli animali non si ammaestrano, ma fanno quello che si sentono di fare, e lo fanno solo se come capobranco c'è una persona con cui loro si sentono in sintonia. Gli animali parlano, con gli animali bisogna avere un colloquio. (Antonio Toma)