LUOGHI > Hexagram for Contemplation - Apparati Effimeri
Lavorare sulle forme e adattarvi le idee. Noi siamo costretti dalle forme: studiamo la struttura che abbiamo di fronte e tentiamo di deformarla, alterarla, seguirla amplificandola. Non sono contenuti figurativi: se c’è una storia è una storia grafica, di dialogo tra vari elementi. Di fronte a una struttura pesante tentiamo di farla scomparire attraverso forme fatte di luci e ombre. Pensiamo alla leggerezza della luce: l’immagine proiettata è leggerissima ed è capace di trasportarti in un’altra realtà attraverso un medium, la luce. É una tecnica effimera, è vero, ma ha un valore proprio perché termina. Effimero non è superficiale: può suscitare riflessioni che travalicano la brevità. Per farlo bisogna però scardinare un vincolo estetico, soprattutto nei centri storici, che non è possibile trasformare, fosse anche per un’ora. Ci sembra importante riuscire a spostare il quotidiano, ricontestualizzare elementi architettonici che vengono osservati solo passeggiando, magari. La sensazione è quella di incanto, simile forse a quella che si aveva osservando il cinematografo per la prima volta. É un’illusione chiaramente. Come un teatro molte cose devono collaborare a formare un’atmosfera: è infatti una tecnica mista fatta di video, teatro e architettura. Rispetto all’artista, non abbiamo un foglio bianco di fronte a noi, abbiamo una struttura da cui bisogna partire. L’idea di affermazione dell’io sul foglio bianco l’abbiamo direttamente saltata. Si domanda di scomparire: non ce la siamo neanche posta questa domanda. Siamo dietro. Apparati Effimeri
C’è qualcosa che colpiva in particolare intorno a questo lavoro: la piazza si era fermata. Tutti osservavano incantati il gioco di luci e ombre che avveniva sull’arco, proprio come se stessero assistendo a una trasformazione in atto. Qualcosa che era lì da tanto tempo stava per essere distrutto, per crollare nell’oscurità. Poi le ombre e le luci hanno iniziato a combattere, a dare vita a una materia dura e secolare, a divorarsi, a sgusciare dietro la struttura. C’era un silenzio e un attenzione particolare. Poi tutto è stato avvolto dalla notte: l’arco era ancora là, come un resto, una vecchia porta in disuso che per poco ha espresso le sue ragioni, tornando in breve senza voce. Maurizio Mei