LUOGHI > What lives on speakers - Kato & Ito
La grotta pubblica, luogo piccolo e oscuro all’interno del quale è stata installata la nostra opera, trasforma e rinnova significativamente l’aspetto e la ricezione del lavoro. Ora, rispetto alla solita collocazione nei musei, acquisisce una connotazione nuova che lo riveste di un alone misterioso e sacrale. La concentrazione e la suggestione del pubblico viene aumentata anche dalla totale sovrapposizione sensoriale del visivo con l’auditivo. È proprio questo che volevamo creare: delle sculture di suono. Da un candido magma delle forme apparentemente inanimate prendono vita attraverso l’impulso della sostanza sonora che invade, percuotendola, la sostanza materica posta all’interno dell’incavo di una cassa. È come se queste figure, una volta fuoriuscite dalla loro immobilità uniforme attraverso lo stimolo interno delle vibrazioni musicali, avessero vita autonoma anche rispetto all’artista creatore. Quest’ultimo dà il via all’animazione: è lui che dopo aver velocemente sfiorato l’amido bianco, resta a guardare come in contemplazione i suoi molteplici mutamenti. Yuichi Ito
Nella semioscurità dello spazio, in piedi, circondata da altri corpi in attesa, mi colpisce quell’immobilità sacrale di un performer che si scontra col bizzarro sguardo sorridente, quasi ironico, dell’altro performer al suo fianco. All’improvviso un rumore sembra fuoriuscire dalle fessure di ogni singola pietra che costituisce questo luogo ora trasfigurato. Un’esplosione sonora invade e modifica la scena. Un dito semiteso, la falange piegata, si sposta verso quel vaso nero posto al centro dell’antro. Si blocca, in una posizione che fa riaffiorare alla mente il dito della creazione della famosa immagine leonardesca, e poi si muove e incide con un taglio netto quella sostanza amidosa già tremolante. Figure ataviche, commoventi, si risvegliano attraverso l’influenza delle vibrazioni sonore che invadono questo spazio vuoto. Siamo trasportati così in una sorta di limbo ancestrale dove molteplici coppie di esserini sformati si rincorrono, si allontanano, tentano di fuoriuscire dal piccolo perimetro circolare, si scontrano, si avvinghiano per poi fondersi di nuovo in un immobile e compatto disco bianco.