La formula umana di Coro Ferino ha il carattere di un attacco orizzontale: un’orda. La provenienza è sconosciuta, l’emissione sonora non conosce cultura o tecnica; solo il gesto ne indica la direzione. Un dito, braccia protese, mani intere. I segnali usati da Minton muovono il suono dal nulla, modulano la sua intensità, il timbro, il ritmo interno, e ci descrivono l’azione che esso svolge istante per istante. Ogni evento sonoro è un Action Painting, dove non riconosciamo una gerarchia della costruzione, ma solo la visione che il quadro ci rilascia. I suoni appaiono come colori gettati sulla tela, masticati e poi liberati, assumendo forme che scompaiono dopo pochi istanti, nel tempo di un gesto che li crea e li disfa. Un gruppo di persone si ritrova in uno spazio e canta. Questo è tutto. Feral ci indica un luogo prelinguistico, dove le persone comunicano attraverso la fisicità del suono e dimenticano la grammatica. In questa giungla sonora prendiamo coscienza dei nostri muscoli, degli organi del corpo coinvolti, mastichiamo i suoni per poi liberarli. Ogni voce si dà, spontaneamente, con il suo carattere unico. “Non possiamo comprare una voce in un negozio di strumenti musicali”, dice Phil Minton ridendo. Coro Ferino è unico e irripetibile, libero da proprietà. L’improvvisazione impedisce la ripetizione e vive solo nel presente, creando uno spazio che subito dopo scompare.
Costanza Alegiani