Una piccola banda si è radunata per il festival. Il tam tam ci è esploso fra le mani, innescato dal desiderio di Santarcangelo 40, dal suo labirintico e ipnotico programma, non sintetizzabile secondo gli usuali criteri: proliferante, eccessivo, quasi violento. Un festival non riducibile a terreni già noti e classificati, ma percorribile in molteplici direzioni e secondo infinite traiettorie, che chiede di evitare gli orientamenti delle preferenze immediate e di esporsi al caso e al caos di un disegno in continua espansione, sospinto dall'entusiasmo dei tanti gruppi qui raccolti. Per questo siamo così tanti, tra critici, scrittori, musicisti e disegnatori: per disperderci e ritrovarci in questo festival, per far confliggere le prospettive e le competenze, per mescolarci con quanti hanno risposto al richiamo di questa edizione, un'urgenza color rosso fuoco che urla la necessità per tutti di essere presenti, testimoni radicalmente rivolti e coinvolti nel progetto con ogni fibra del proprio essere.
A questo grido vogliamo aggiungere le voci della nostra redazione espansa. Ogni giorno, nelle aule della piccola scuola media in cui quest'anno risiede l'Osservatorio Critico, i pensieri si allacceranno alle parole, le parole ai disegni, per tracciare congiunzioni e polverizzare i perimetri. Ci occuperemo delle incursioni dal vivo della nostra emittente santarcangiolese, Radio Gun Gun, della realizzazione di "Nero Su Bianco", la fanzine che avete tra le mani, dodici pagine che in quattro uscite attraverseranno i due weekend di festival. Cercheremo di tracciare percorsi, proponendo aperture tematiche che assumano alcune tensioni del festival. Partiamo dalla passione, attraverseremo lo spazio pubblico e la realtà-finzione del teatro e dell'arte, provando a concludere attorno all'individuo e alla comunità. Cureremo anche uno spazio sul web (santarcangelofestival.com e altrevelocita.it), che quotidianamente ospiterà altre visioni attraverso la fotografia e il video.
La natura multidirezionale dell'edizione 2010 ci invita a una riflessione sul nostro posizionamento, sulle domande necessarie alla critica per raccontare un'esperienza come questa, perché non sia cronaca né divagazione, ma incursione e proiezione poetica negli spazi che riusciamo a immaginare. Useremo parole, interventi grafici, disegni e illustrazioni realizzati da alcuni studenti dell'Accademia di Belle Arti di Bologna e della Scuola del Libro di Urbino. Raccontare per noi significherà lasciare delle tracce, anche ambivalenti, anche riottose, fenditure che incideranno il festival secondo le linee che ci sembrano più urgenti, oggi, per parlare dell'arte e per snidarne i conflitti. Occorre davvero provare a immaginare e realizzare azioni e non più solo descrizioni. Parlare solo di teatro è insufficiente. Non parlare abbastanza di teatro, almeno per noi, è comportarsi da turisti della cultura. Per questo siamo tanti, per provare a portare alla luce le domande che investono la realtà, per essere in grado di puntare all'essenziale, per condividere questioni, invitare riflessioni, sollecitare discussioni: perché ciò che persuade, nella minoranza di un festival, sia davvero in grado di impedire la stasi del buono, del noto, della resa.