Partiamo da una constatazione: per noi il teatro non invade lo spazio pubblico, il teatro è spazio pubblico. Non conosciamo, in effetti, un'arte che non viva ostinatamente in una dimensione pubblica, anche quando viene costretta tra quattro mura.
Tuttavia l'idea che vogliamo mettere in circolo in questo numero di "Nero su Bianco" fa esplodere i muri, a forza di subwoofer o, in alternativa, li colora. Per infestare lo spazio pubblico proponiamo una playlist anarchica che mixa le canzoni ascoltate finora al festival con le suggestioni del dancefloor, e scegliamo come punto di attacco le apparizioni fantastiche, aliene e bestiali realizzate dalla meglio gioventù della Street Art italiana.
Non si tratta solo di polverizzare i perimetri, ma di abbattere delle soglie. Se tutta l'arte è pubblica, alcuna è più pubblica di altre, perché abita la strada e all'improvviso tende un'imboscata apparendo da dietro un angolo. E fa inciampare, fermare, costringe ad alzare lo sguardo e a cambiare prospettiva. Questa arte urbana, come d'altra parte la stessa dimensione musicale e la sua maniera di occupare, per incursioni, il festival, diventa il fuoco principale della fanzine. Ci ha rapito il modo in cui riesce a far circolare questioni sostanziali della vita collettiva anche quando sceglie di evaderle: mettere in discussione le regole contribuisce a ridefinirle perché aiuta a straniarle e, straniandole, a rivelarne la vera natura. Se tutto questo viene realizzato con la sfrontatezza di un gesto che non chiede il permesso, di un'azione che crea bellezza non accomodante e non accomodata, allora ci sembra necessaria.
Una rubrica della fanzine condivide lo spirito punk dei nostri ospiti: "Nero su bianco live", un corpo a corpo tra la redazione e due compagnie, Cosmesi e Babilonia Teatri, per riflettere insieme non soltanto sulle opere, ma sulle questioni che gli spettacoli sollevano e che occupano il ring del Festival. Inauguriamo poi una nuova sezione, che sarà un appuntamento fisso, per raccontare i laboratori di Santarcangelo 40, preziosi momenti collettivi di partecipazione e ricerca. In questo numero quelli immaginati e condotti da Silvia Calderoni e Manolo Benvenuti, che presentano un'apertura tutta orientata alla dimensione pubblica dell'agire artistico modulata secondo un'attitudine anarchica e situazionista adattata ai tempi. Un'ulteriore novità della fanzine sarà il nostro spazio singolare e plurale di discussione, brevissimi flash sugli spettacoli visti, lampi di recensione per illuminare la nostra idea di teatro come reinvenzione radicale di un mondo comune. Sempre cercando di non fermarci alla chiusura di un "giudizio" ma, ancora una volta, estrapolando le questioni che riteniamo cruciali, quelle che a partire dal teatro investono il presente. Aggiungiamo così la nostra voce al vortice che sta invadendo Santarcangelo, per riprenderci la strada - come dice Silvia Calderoni - "anche se l'asfalto sbuccia le ginocchia".