Santarcangelo 40 conclude il suo percorso con un convegno che pone una questione: "Chi è il mio prossimo?" La domanda va oltre il festival e va oltre l'arte, interroga una dimensione profonda e allo stesso tempo epidermica: affrontare il contatto con la realtà quotidiana e chiedere prima di tutto a noi stessi e al proprio agire di essere disponibili all'apertura. In prima battuta bisogna, per capire meglio, rispondere alla domanda: "Il prossimo, in quanto uomo, può essere chiunque?" La retorica dell'accoglienza può suggerire una soluzione perbenista ed ecumenica, ma non sono i tempi di risposte generaliste e noi sentiamo il bisogno di addentrarci maggiormente nell'enigma della prossimità. La ricerca del compagno di viaggio non può essere iscritta solo nel campo semantico dell'empatia. Il discorso deve superare l'immaginarsi accanto - narcisisticamente - nel fare, per riguardare la fatica di un ragionamento su quale sia la visione, o l'eversione, da intraprendere. "Chi è il mio prossimo?" è una questione che spinge a riconoscersi per agire: è dunque una domanda identitaria e rischiosa, ma è una condizione essenziale perché esista comunità - senza derive familistiche - ed è il nodo critico da sciogliere perché si possa parlare di "lotta". É necessario accettare il dialogo con una questione così intima, così penetrante da raggiungere la sensibilità personale e di gruppo: "l'altro" è sulla soglia del proprio mondo personale, sta a noi capire cosa praticare su quel confine, capire quanto siamo disposti a "perdere" dei nostri ego per guadagnare nella sporcizia di somme imperfette, in cui spesso sappiamo qualcosa di ciò che lasciamo e poco di quel che troveremo. Su questo si staglia la questione dell'arte, chiamata qui a dare la propria illuminazione. Ma la verticalità di un'opera può intersecare il piano orizzontale delle relazioni? Esistono incroci come questi, da riconoscere quali luoghi di vita in cui incontrare il proprio prossimo? Non tutte le opere riescono a raccogliere le sfide di questo presente, limitandosi a una funzione ornamentale. Distinguere e scegliere, seppur orientandosi secondo la propria visione delle cose, è fondamentale per farsi un'opinione. E per continuare a interrogarsi sull'enigma della prossimità, in quest'epoca di mutazioni, ma allo stesso tempo carica di passioni.