RECENSIONI > Say a mantra. Roby Zucco di Mauro Stagi
In un piccolo negozio del centro di Santarcangelo stava una piccola-grande sorpresa di ESC: Mauro Stagi, giovane fiorentino, performer di strada tra musica e teatro. Un dialogo con Roberto Zucco di Koltès, un free-style tra le onde di passanti: presenza strana per chi è andato oltre senza prestare attenzione, o gridandogli contro «stai zitto, paranoico»; figura ipnotica per chi ha voluto ascoltare la sua frammentaria tragedia contemporanea.
«Fa troppo caldo in ‘sta città puttana. Voglio andarmene in Africa, sotto la neve. Devo andare, mi sembra di morire tanto nessuno pensa a nessuno... vorrei rinascere cane almeno sarei meno infelice». Mauro Stagi è un microfono, un amplificatore, un flash in loop sulla sua figura, free-style, onde in movimento della cultura urbana. Mauro Stagi sta esplorando il mondo.
Alle sue spalle non si vedono, ma ci sono le parole di Alessandra Maoggi e Koltès, i suoni e gli scratch Manu Atzeni. Mauro Stagi schiva la realtà e al contempo ci sbatte addosso. Siamo noi che non vogliamo sbatterci. Mauro Stagi è voce autistica, poesia che aggredisce, romantico ragazzo che gioca nella sua stanza a interpretare i personaggi del mondo. Mauro Stagi vuole le nostre orecchie, ma noi non vogliamo ascoltarlo. Mauro Stagi è Roberto Zucco.
«Say a mantra
Mentre a fanculo qualcuno te ce manna
Fight a propaganda
Che a guardarla un po' me stanca
l'offerta ha superato di gran lunga la domanda Più la dai e più sei santa
Manco a dirlo il senso è questo carta canta
Casablanca
Do via la terza gamba
Notte bianca Roby Zucco salda il conto in banca...»
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