RECENSIONI > Invenzione una e trina. Dance N 3 di Cristina Rizzo
Una tessitura di stimoli visivi e concettuali ideata da Cristina Rizzo e Lucia Amara come traccia da tradurre in danza. Questo il testimone consegnato a tre diversi coreografi per Dance N°3, tre soli magistralmente indossati dalla stessa Rizzo, tre visioni della medesima partitura per mettere in discussione l'ambiguo confine tra autorialità e interpretazione. Granitiche nella caratura, vertiginose nella precisione ideativa e nell'orizzonte di ricerca le prime due proposte. Eszter Salamon anima la Rizzo con una danza di pura vocalità che compone suoni e glossolalie, con una gutturalità che disarticola lo scheletro mentre percorre e accompagna i movimenti del corpo. Il linguaggio coreografico di Michele Di Stefano vibra innervato dalle qualità della danzatrice. In un meccanismo circolare di ritorni e trasformazioni la figura si ricondensa su altre forme e frequenze, sospinta da continui spaesamenti del baricentro. Matteo Levaggi coagula il movimento in architetture geometriche che fermano a tratti la danza come a congelarne le linee. Quest'ultima è forse la meno affilata tra le tre immaginazioni coreografiche, viene però risolta dalla straordinaria abilità della Rizzo che, appropriandosi e reinterpretando le diverse scritture, restituisce un'ora e mezza di stupefacente danza.
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