RECENSIONI > Non solo Sid Vicious. Breve storia del punk argentino di Tatiana Saphir
"Fuck Reality", queste le parole scritte, a inizio spettacolo, su una parete di carta che verrà distrutta dalla danza senza regole di Tatiana Saphir, prima di denudarsi completamente e dimenarsi come una tarantolata davanti al pubblico presente.
Inizia così Breve storia del punk argentino. Da quel momento in avanti, dopo aver mostrato cos'è per lei il punk, lo spettacolo cambia registro. La Saphir riappare in scena in tailleur, come elegante relatrice di un convegno, armata di bacchetta per indicare le diapositive che vengono proiettate in sequenza. È così che comincia una vera e propria lezione sul punk: si parte dall'etimologia stessa del termine, usato fin dai tempi di Shakespeare per indicare le prostitute, per poi concentrarsi sulla scena argentina, raccontandola con ironia e giocando sugli archetipi di questo tipo di cultura: nominando gli strampalati nomi di qualche gruppo (da Katarro a Commozione Celebrale) o raccontando di dimostrazioni d'affetto facilmente fraintendibili, come lo sputare in segno di apprezzamento. Ritmando il racconto attraverso brevi scambi di battute, la Saphir finisce con l'illustrare l'evoluzione del movimento punk argentino, muovendosi tra connotazione pedagogica, ironia e sguardo interrogativo su di un genere musicale che dovrebbe essere il capostipite della rabbia e della ribellione e che invece oggi suscita a volte commozione, più spesso malinconia.
Paolo Bottiroli