RECENSIONI > Lettera dalla W.ROOM---VISITOR(SPACE) di Codice Ivan
Cari Codice Ivan,
la settimana scorsa ho seguito il vostro viaggio di tre giorni, attraversando un'installazione video in forma di diario. Ieri ho assistito alla performance, che avrebbe potuto raccogliere le questioni prima sbozzate. Alla Collegiata c'era un performer, che è uscito dal teatro vestito da ciclista. A destra il video di un viaggio in treno, a sinistra un viaggio a piedi, al centro il volto del ciclista in azione. La domanda sorge prepotente: secondo voi, oggi, per avvicinarsi all'arte basta filmarsi camminando, spiegando che si cammina per vedere la natura, per incontrare se stessi? Basta dire che la velocità dei viaggi svilisce la profondità degli incontri? Perché mai un diario d'appunti, di pensieri di superficie dovrebbe investirci e divenire nostro? Solo perché ci lasciate una videocamera, in cui far fluire i nostri pensieri? Difficile, perché non era chiaro quale fosse la vostra "ferita", in grado di sganciarsi dall'ingenuo autobiografismo, dall'ossessivo "io" che sempre ripetete. "Io" chi? E anche se l'io fosse chiaro, un segno personale basta oggi a giustificare una forma inconsistente? Voi iniziate e finite la performance interrogandovi sulla performance stessa, come a "vergognarvi" di affermare, come a non prendere posizione, come a "non credere". Perché mai dovremmo credervi noi?
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