Se proviamo a spostare la metafora dell'arnia, laboriose api come frementi teatranti, l'alveare conduce ad altre parole, altre allegorie, altri paradigmi per descrivere una geografia delle odierne compagnie emergenti. Ecosistema, microcosmo, frammento, cripta, catacomba. Pensare a un gruppo dalla traiettoria recente come tessera caduta di un mosaico non serve più. Né come scheggia impazzita di un cristallo da rabberciare. L'intero è svanito, i pezzi sono autosufficienti, ognuno non riflette un mondo ma il mondo. E qui s'inciampa nel paradosso, rischio dietro l'angolo oggi come ieri: la monade basta a se stessa, non cerca connessioni perché non ne abbisogna, il dialogo tra punti già perfetti si spegne. É forse questa la scommessa più alta richiesta agli off dell'alveare, nell'epoca di post-, community virtuali, e ritorni concettuali: riconoscersi, segnarsi a dito, ammettere nella cripta certo le anime simili, da pochi a pochi ma immaginando i molti. Ed è anche la scommessa di questo box, che fino alla fine del festival sonderà alcune parole chiave utili per sillabare il contemporaneo, e Contemporanea.