Qual è stato il tuo percorso artistico? Come ti sei avvicinato alla danza?
Ho studiato fotografia alla Nihon University, ma dopo un’anno ho interrotto. A vent’anni ho iniziato a seguire dei corsi di danza classica, hip-hop e danza contemporanea. Però tutto mi sembrava un po’ noioso, così ho deciso di interrompere anche questi studi per creare invece un mio stile personale.
Sei stato influenzato da qualche danzatore in particolare?
Quando ancora studiavo fotografia ho visto uno spettacolo di Saburo Teshigawara, ed è stata la prima volta che ho scorto veramente l’arte della danza, quello che stavo cercando io. Per esempio, la danza classica per me non è l’arte della danza. Ho fatto anche un workshop con Teshigawara, ma non mi sento di dire di esserne stato influenzato.
Tu ti occupi personalmente di tutti gli aspetti dei tuoi lavori: musica, luci, coreografia…
Sì…quando ho iniziato è stata quasi una situazione contingente, non avendo molti soldi sono stato costretto a fare tutto da solo. Inoltre è anche difficile per me trasmettere le immagini che ho in mente ad altri, spiegare esattamente che idea di musica o di luci ho.
Quindi hai studiato anche musica?
No, ma con l’uso del computer sono riuscito a creare anche la musica. Ho studiato più che altro computer.
Nel 2005 eri presente a Contemporanea con While going to a condition, ora con Duo…
L’altra volta ho portato un pezzo che aveva una direzione completamente diversa rispetto a Duo. While going to a condition è uno spettacolo che definisco poetico perchè non arrivo a descriverlo con le parole, mentre Duo è più concettuale. Il mio percorso principale si sviluppa verso la poetica, Duo è anomalo rispetto a questo.
Quindi Duo non fa parte di un progetto più ampio?
Sto pensando di svilupparlo, ma trovando altre chiavi di ricerca; resta fermo il concetto che preferisco rimanere nella mia direzione poetica.
E come mai allora hai voluto sviluppare questo lavoro che definisci concettuale?
Quando ho iniziato a presentare i miei lavori dovevo riprodurli su dvd per farli conoscere. Ma la danza è qualcosa di vivo, di reale e non mi piace l’idea di vederla su dvd. Così si è sviluppata l’idea di creare una danza appositamente per il video.
Com’è il corpo che presenti in Duo?
Ho lavorato sulla divisione. Il pubblico non riesce a vedere i due corpi nello stesso momento, devono scegliere. La mia intenzione era quella di creare un video più potente di una persona, reale che soccombe all’irreale.
Come lavori con lo spazio? In Duo lo spettatore assiste a una danza quasi immobile, che si svolge sempre sugli stessi centimetri di palcoscenico…
Si, questo succede in Duo ma non solo. Io credo che se un danzatore percorre tutto il palcoscenico, lo spettatore identifichi poi lo spazio scenico come quello che è stato calpestato. Se invece io sto sempre al centro della scena, lo spazio non è più limitato, anzi si fa più grande perchè lo spettatore è libero di immaginarsi un’estensione altra, che può essere grande come tutto il teatro e addirittura uscirne.
In Italia ci sono molti danzatori giapponesi contemporanei. Come lo spieghi?
Non saprei dare una spiegazione a questa situazione italiana, ma ad esempio in Francia il Giappone è molto fashion, per questo forse è così diffuso. In Italia c’è un po’ di reticenza nel cercare qualcosa di nuovo: si tende a cambiare spesso quello che forma la cornice di uno spettacolo, ma non la danza stessa. Forse per questo il nuovo viene cercato verso l’est, in Asia. In Europa poi è molto forte il bisogno di dare sempre spiegazioni, parlarne e discuterne, in Giappone invece si tende a danzare partendo dal sentimento, non dal linguaggio. Per questo io non arrivo a descrivere molte cose del mio lavoro, e anche quando lo faccio, perde di forza.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Vorrei lavorare con dei sensori corporei, ma non da solo. Sto cercando altri danzatori, magari anche europei, con cui intraprendere questo progetto.
Un’ultima cosa: com’è la situazione in Giappone per le giovani compagnie?
E’ molto difficile iniziare, è economicamente faticoso da sostenere. Bisogna affittare un teatro, pagare i tecnici… per questo fin dall’inizio io ho sempre fatto tutto da solo! Poi non ci sono sovvenzioni, non si riceve nessun finanziamento, specie se come me sei un singolo e non un gruppo: non si fidano artisticamente dell’individuo.
Hiroaki Umeda è nato nel 1977 a Tokyo, dove attualmente vive e lavora. Dopo lo studio alla Nihon University, inizia a danzare nel 1997. Nel 2000 fonda la compagnia S20. Hiroaki Umeda è un artista pluridisciplinare: coreografo, danzatore, musicista ed esperto di luci. Definisce i suoi lavori “al contempo minimali e radicali, delicati e violenti, molto vicini alle radici giapponesi”. Finora ha prodotto i seguenti spettacoli: Ni (2001), While going to a condition (2002), Looming (2003), Finore (2003), Duo (2004), Accumulated Layout (2007). Ha girato anche due brevi video, Montevideoaki (2005) e Quantize (2004). I suoi lavori sono stati presentati in Belgio, Grecia, Italia, Ungheria, Spagna, Portogallo, Finlandia, Austria, Giappone, USA, Canada, Brasile, Uruguay, Argentina e Cile.
Il suo sito internet si trova all’indirizzo www.hiroakiumeda.com
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