I vostri precedenti lavori, Separazione, SP.3 e Over, si sviluppano tutti partendo dal tema della separazione di due individui, di una loro relazione non fisica. Come siete arrivati a KO, che vede in scena solo Andrea Del Bianco?
In realtà solo Separazione e SP.3 partono dal tema della separazione. Over si sviluppa a partire dal tema della relazione, intesa come rapporto a due: mette in scena le singole individualità, sottolinea e rivela le difficoltà dell’interazione. KO nasce da un’assenza, da un agire in relazione ad una mancanza. Il performer prepara il suo personale campo d’azione, sviluppa il suo agire in-assenza. E’ il nostro primo lavoro in cui in scena c’è un solo performer, ma ciò non deve indurre a deduzioni di tipo psicologico. L’assenza non deve essere percepita con valenza negativa.
KO sta per knock-out, che nel pugilato si verifica quando uno dei due atleti è stato messo fuori combattimento dall’avversario. E’ questa la chiusura del percorso che avete fatto finora?
No, quello presentato a Prato è il primo studio di un nuovo lavoro. La ricerca intorno a KO proseguirà. Si potrebbe piuttosto dire che é l’inizio di un nuovo percorso. Presenteremo una seconda fase del lavoro alla prossima edizione del festival Lavori in Pelle.
Come avete lavorato sullo spazio agli Ex Macelli?
Abbiamo fatto un sopralluogo, delle riprese video dello spazio, calcolato le sue dimensioni, preso in considerazione le sue peculiarità. Poi abbiamo pensato un progetto per quello spazio, sviluppando un tema a cui già stavamo lavorando. La peculiarità dello spazio ha offerto stimoli alla creazione.
State sviluppando altri progetti?
Si. Con Francesca stiamo preparando un nuovo lavoro. Il titolo é Costola 4, ma è ancora in una fase iniziale, non sappiamo come si svilupperà.
Come state vivendo questo momento qui a Contemporanea? Pensate che possa essere anche un utile strumento di confronto con altri artisti?
Contemporanea ci ha dato uno spazio in cui lavorare e mostrare il nostro lavoro per una settimana, situazione alquanto anomala soprattutto per un gruppo giovane in Italia. Abbiamo visto gli altri lavori, incontrato alcuni degli altri artisti, ma non abbiamo avuto propriamente il tempo di confrontarci con loro, di parlare, affrontare eventuali tematiche comuni, sia da un punto di vista artistico che organizzativo.
In questi giorni alcuni artisti si sono posti il problema di come il percorso, organizzato così com’è tra le linee dell’Alveare Off, sia fruibile da parte dello spettatore. Voi vi siete fatti un’idea?
Pensiamo che sia faticoso vedere undici performance in tre ore, proposte artistiche spesso molto diverse tra loro. L’ideale sarebbe avere la possibilità di venire all’Alveare Off più sere e vedere le linee separatamente. In questo contesto, bisogna poi porsi il problema se sia più importante pensare al processo di lavoro o alla presentazione serale davanti al pubblico. Spesso il pubblico vuole vedere lavori finiti, anche se in forma di primo studio, influenzando gli artisti a privilegiare la fruibilità della performance piuttosto che il processo di lavoro.
Le-gami è un gruppo di ricerca nell’ambito della danza/teatro contemporaneo con sede a Bologna. Ne fanno parte Andrea Del Bianco, Francesca Burzacchini e Luca Nava. Debuttano nel luglio 2004 con Separazione, lavoro ispirato liberamente alla Trilogia della città di K di Kristof. Dalla stessa progettualità nasce SP.3, lavoro vincitore dell’edizione 2004/2005 del concorso GD’A, Giovani Danz’Autori. Nel maggio 2007 la compagnia presenta Over, spettacolo che indagai punti di contatto nella differenza nel rapporto a due, un progetto di Fabbrica Europa nell’ambito MOVING_Movimento. La compagnia ha ottenuto un contributo dal GAI (Giovani Artisti Italiani) per partecipare alla rassegna Corpi Altri (Body Other) che si terrà il prossimo giugno a Tokyo, all’interno della “primavera italiana 2007”.
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