Con una posa plastica, immobile, una coppia di personaggi finge di essere felice. Un'istantanea, questa, dallo spettacolo di Fibre Parallele, La beatitudine. Entriamo in sala, gli attori sono già in scena e osservano, osservati, l’ingresso del pubblico, aspettando che ciascuno entri nella propria parte. I luoghi del racconto sono due, entrambi visibili grazie alla luce che sposta la nostra attenzione dall’uno all’altro alternativamente.
È da subito evidente uno schema di elementi scenici che scandiscono i vari momenti della narrazione, nel complesso di una regia che valorizza la dimensione metateatrale impegnando il pubblico in un continuo cambio di prospettiva. È un alternarsi dei piani che rispecchia la condizione dei personaggi e degli attori insieme, il cui anelito di beatitudine li confina in uno spazio tra realtà e finzione dove, come un’eco, risuona la frase «fammi vedere come lo fai». In questa immagine dell’umanità a tratti esasperata ma anche alleggerita dall’ironia, la recitazione di Licia Lanera tiene tutti in sospeso, a partire dalla drammatica interpretazione del desiderio inappagato di avere un figlio.
Giulia Bravi - Laboratorio per uno spettatore critico