Yasmine Hugonnet è un'artista capace di catturare l'attenzione dello spettatore conducendolo in una dimensione atemporale. L'interprete, timida forma solitaria di materia vivente, inizia ad animarsi come attraversata da un soffio vitale, con movimenti impercettibili, mentre il corpo è disteso a terra in abiti avvolgenti e il volto è reso invisibile dai capelli.
Non c'è musica. Una superficie bianca si estende dal pavimento al fondo della scena. La danzatrice-crisalide si libera del suo involucro e resta nuda nell'aridità del silenzio. Ogni muscolo del corpo, sapientemente, plasma una sequenza di figure stilizzate riconducibili a un immaginario collettivo.
La narrazione esiste, tuttavia non ingabbia la visione e lascia allo spettatore un'ampia libertà interpretativa. Dopo una fase di raccoglimento in una zona buia, oltre i limiti dello spazio bianco, la Hugonnet torna in proscenio. Si disegna un paio di baffi con i capelli e affronta il pubblico per la prima volta frontalmente, in una danza rituale dove sembra sciogliere qualsiasi remora. Ormai guerriera, coraggiosa e consapevole, offre al pubblico la sua ultima sorpresa. Seduta in tralice con lo sguardo fisso sulla platea inizia un ventriloquio primordiale che si tramuta in verbo: «We are dancing together». Le récital des postures della danzatrice svizzera Yasmine Hugonnet è la testimonianza di una rara intensità artistica e un'occasione per riflettere sulle potenzialità del corpo come strumento espressivo.
Alla Munchenbach (laboratorio Per uno spettatore critico)