Interviste, recensioni, approfondimenti, interventi dal laboratorio di giornalismo "Per uno spettatore critico", in diretta da Contemporanea Festival a Prato dal 23 settembre al 2 ottobre 2016
Tra le lenzuola
«Spegnete il cellulare, recatevi verso il letto che vi sarà indicato. Sedete sul lato sinistro, toglietevi le scarpe e sdraiatevi accanto all'attrice. Restate in silenzio sino a quando lei non vi dirà "A presto". A quel punto vi rimetterete le scarpe, vi alzerete e ve ne andrete». Così viene accolto lo spettatore in Todo lo que está a mi lado, performance urbana del regista argentino Fernando Rubio, che dal 2012 replica nelle piazze e nei giardini di varie città del mondo. Definita mobile play around the world, l'installazione, in cui sette attrici, ognuna in un letto matrimoniale, accolgono lo spettatore in un rapporto uno a uno, crea un luogo magico e protetto, per quanto paradossalmente esposto, dove sperimentare vari modi di stare in una dimensione "intima" insieme a uno sconosciuto. In uno strano intervallo spazio-temporale della durata di dieci minuti. Il racconto di un sogno ripescato dall'infanzia funge da pretesto per agganciare lo spettatore e condurlo nei luoghi dell'inconscio attraverso un breve viaggio attorno alle paure e i desideri più o meno sopiti di ciascuno. Tra la commozione del pianto e l'immensa grazia benefica di un sorriso, la matassa si dipana e consuma il breve tempo della performance. Al termine si esce dal letto con una sensazione di leggerezza. Un'occasione per riflettere sull'importanza di trascorrere momenti di raccoglimento, condivisione e umanità. Alla Munchenbach
Lacrime pubbliche
Todo lo que está a mi lado, la performance ideata da Fernando Rubio, consiste nel mettersi a letto con un’attrice nel mezzo di una piazza, ed ascoltarla mentre recita un sogno fatto in precedenza dall’artista stesso, delle volte con un trasporto emotivo che le porta perfino a piangere ed accarezzarti. La performance tenta di ridare alla piazza un significato sociale di incontro tra persone diverse, ma fallisce nel momento in cui questa connessione viene forzata da una serie di elementi emozionali, come le suddette lacrime, e da un testo recitato che rimanda ai momenti di solitudine nell’infanzia, un canovaccio “disneyano” che va sì a toccare corde comuni a tutti noi, ma in modo troppo diretto e senza possibilità di riflessione. Chi è più emotivo potrebbe lasciarsi trascinare dal vortice dei ricordi ancestrali, ma poco altro rimane. Giuseppe Di Lorenzo