In tempi di cocci e macerie si cerca un teatro non pacificato, che sappia mettere in discussione le false certezze di un presente frammentato, di cui l’intero è andato perduto, se è mai esistito. Ci si muove alla ricerca di un’arte che possa assumersi la molteplicità di questo presente, che si prenda la responsabilità di non voltare lo sguardo, di non rimpiangere i bei tempi andati, che sia in grado di fare esperienza delle rovine, della mutazione, ma che allo stesso tempo non ne faccia motivo di resa, al contrario provi ad alzarsi sopra le superfici, sopra quello che si vede, il già noto, le apparenze. Non si cercano singole opere, e neanche un solo teatro, ma percorsi e visioni utopicamente dialoganti fra opere e opere, fra singoli e gruppi, fra discipline e saperi. I cocci disegnati da Marco Smacchia in questo libro, che si susseguono gradualmente dopo una copertina-punto di partenza, sono anche le tessere di una vera e propria visione politica e poetica: gli spettacoli andati in scena a Modena durante la rassegna Un Colpo, le quattro compagnie e i sette disegnatori coinvolti in questa pubblicazione, ma anche gli altri nuclei (artistici e non solo) che altrove provano a resistere al presente, a non rifugiarsi sotto la narcotica ala dell’accettazione. I cocci che vediamo sono le schegge vitali e appuntite dei discorsi che in linea generale riteniamo “credibili”, perché frutto di percorsi di scavo e ricerca che provano in maniera radicale a intrecciare etica ed estetica. È forse da questa credibilità che occorre ripartire per provare a mettere davvero insieme qualche coccio, e così approssimarsi a perfettibili e provvisorie composizioni, che non mirano per nulla a costruire un intero levigato, ma piuttosto ad arricchire uno sguardo che oggi non può che essere minoritario, ma che vale sempre più della sola somma delle singole parti.
Portare così anche la memoria delle crepe, questo la “critica” potrebbe fare, tra le tante sue funzioni da ripensare, e questo abbiamo tentato di realizzare nel libro che avete in mano; consapevoli però della difficoltà di un compito che probabilmente non si può portare mai a termine, perché ogni giorno si riparte da capo, perché le strade segnate sono pochissime e quando appaiono tracce di segnaletica è forse il momento di tornare sulle mulattiere.
Un Colpo è il nome di un progetto che si sviluppa all’interno dell’Accordo di Programma GECO - Giovani evoluti e consapevoli (finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Ministero della Gioventù): un progetto pensato per valorizzare la produzione, la formazione e il sostegno delle giovani imprese teatrali e della creatività giovanile. L’esperienza di Un Colpo, sostenuta dalla Regione grazie all’intervento dell’allora Assessore alla Cultura Alberto Ronchi, si è sviluppata nel triennio 2007/2009 articolandosi in un percorso di laboratori e spettacoli dedicati ai giovani e al tema della giovinezza, e ha coinvolto quattro formazioni artistiche del territorio emiliano-romagnolo: Fanny & Alexander, Motus, Chiara Guidi / Socìetas Raffaello Sanzio e Teatrino Clandestino. A seguito dei laboratori il progetto è culminato nell’omonima rassegna di Modena il 27, 28 e 29 novembre 2009, sostenuta e organizzata da ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione presso il Museo Anatomico, il Teatro delle Passioni e il Teatro Storchi. In quell’occasione il gruppo di critici e osservatori Altre Velocità è intervenuto curando un incontro pubblico con le compagnie per approfondire le domande scaturite dalle opere. Un progetto, quattro compagnie teatrali, diverse idee di giovinezza. E ora, a un anno di distanza, un libro che vuol dar voce e respiro a quattro tra i gruppi più significativi della scena contemporanea, che hanno contribuito ad arricchire un immaginario al quale si riferiscono anche molte delle realtà artistiche nate negli ultimi anni.
Trattare le loro visioni in maniera unitaria sarebbe stato impossibile, oltre che sbagliato, dal momento che le differenze di linguaggio, di esperienza, di finalità sono nette ed evidenti. E proprio per mettere in luce la ricchezza di tali differenze la scelta è stata di rivolgere le medesime sei domande a tutte le compagnie, lasciando spazio al lettore di scoprire e approfondire affinità e distanze, e cercando di stimolare gli artisti sul singolo progetto e su una visione più ampia del proprio agire artistico; prima dunque un racconto del percorso, dalla scintilla iniziale alla creazione finale, quindi un riflettere ampio e libero sulla giovinezza, sfiorandone le ali dolci e terribili. Poi, entrando nel merito delle poetiche, una domanda riguarda la relazione che ogni gruppo ricerca con il pubblico e con lo spettatore. Oltre a uno sguardo sulla difficile situazione attuale della cultura italiana, la riflessione si sposta sul rapporto tra l’arte e ciò di cui questa si nutre, vale a dire come e in quale misura il processo creativo sia innervato da elementi extra-artistici, in quello spaesamento continuo e significante attraverso cui l’arte è in grado di restituire un impatto amplificato con la realtà. Agli artisti è stata richiesta infine una sorta di dichiarazione di atteggiamento politico, di coscienza etica ed estetica del proprio fare, in altre parole un “in cosa credi?”.
Alle interviste sono poi affiancate le voci di un amministratore illuminato come l’ex Assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna Alberto Ronchi, sostenitore del progetto, e quella di un intellettuale non allineato come Goffredo Fofi, direttore della rivista «Lo straniero», perché parlandoci di educazione riesce a scuotere e a colpire l’idea di giovinezza oggi imperante. A questi interventi si aggiunge una sorta di diario critico degli spettacoli presenti nella rassegna di Modena, un affondo teatrale per dar conto delle specificità dei lavori di ciascun gruppo.
Questo però non è solo un libro di parole, è soprattutto un libro di immagini. Sei giovani disegnatori italiani – alcuni già collaboratori delle compagnie e altri scelti per intuizione di affinità – sono stati invitati a seguire il percorso di Un Colpo e a rimettere in vita “sulla carta” gli spettacoli. Il libro ospita così venti tavole originali di Andrea Bruno, Ericailcane, Magda Guidi, Sergio Gutiérrez, Beatrice Pasquali e Andrea Petrucci. I disegni pubblicati non sono le illustrazioni degli spettacoli, bensì opere autonome, nate dopo l’incontro con i lavori teatrali e i loro autori; in ogni caso si è costruita una specifica relazione, dando vita così a una sorta di gemmazione artistica, a un ulteriore sguardo che, non privo a sua volta di una dimensione critica, si impegna a “leggere” lo spettacolo e a trasformarlo in nuova visione. I disegni non sono un commento, una decorazione, una chiosa, bensì ogni volta una vera e propria invenzione.
L’illustrazione, il fumetto, la graphic novel sono oggi al centro di una meritatissima attenzione. Per chi è abituato a servirsi delle parole per rincorrere i pensieri, la capacità assoluta di “dire senza parlare” propria di un’immagine disegnata è una sorta di prodigio. La sintesi di pochi tratti, di pochi segni ha la qualità di una ferita d’amore. Il nitore dell’intervento grafico, anche quando morbido e impastato, o buio e oscuro, la sua silente eloquenza, la precisione del suo affondo ci sembrano in grado di problematizzare e offrire ulteriori spunti a quanto proposto dalle interviste e dagli interventi critici. Disegni, parole, teatro, azione politica, sociale e culturale insieme nelle pagine di Un Colpo, perché crediamo sia necessario mettere sempre di più in contatto le immaginazioni. Questo è quanto abbiamo cercato di fare: moltiplicare i punti di vista e innescare e alimentare nuove connessioni, nuove relazioni, immaginando un modo diverso di guardare al nostro tempo.