Che cosa è veramente importante, oggi, quando parliamo di attori?
Distinguere. Per favore, distinguere.
Non è facile isolare delle questioni senza cadere nelle trappole di un linguaggio spesso usurato, o che finisce per restringere un campo che vediamo estremamente aperto. Ci sono delle parole: rappresentazione, finzione, personaggio, allenamento, tecnica, trasmissione, testimonianza. Proveremo ad usarle come possibili lenti attraverso le quali guardare il lavoro dell’attore, durante l'Osservatorio critico di Santarcangelo 41. Per ora vogliamo sostare attorno a due punti piccoli e sostanziali: attore è chi agisce sulla scena, luogo socialmente riconosciuto; attore è chi viene guardato da persone convenute nello stesso luogo e con lo stesso preciso fine.
Cosa sei tu, mentre abiti la scena, luogo dell'azione e della visione?
Sono io, Francesca, e Francesca è un’attrice al “servizio” di un progetto – lo spettacolo – e di un’idea di teatro, che è quella del regista con cui lavoro in quel momento.
Dunque, a volte, mi si chiede di essere anche un personaggio ma altre volte la richiesta è più sfumata.
Se poi oltre al “cosa” sono, posso aggiungere anche “come” sono, dico felice, sempre.
Cosa vedi, mentre sei in scena?
Dipende enormemente dagli spettacoli.
Certi spettacoli di Leo erano talmente bui che ci si doveva addestrare alla cecità. A volte, mi servo ancora di questo addestramento perché è una forma di concentrazione. In altri spettacoli vedi/guardi il pubblico e può essere difficilissimo, come può essere la giusta soluzione di ogni problema.
In tutti, gli occhi di chi è in scena con te, dove devi prendere la luce, dove sono le uscite in quinta, dove finisce il palco, dove sono gli oggetti di cui ti devi servire, dov’è la consolle dei tecnici, dove metti i piedi...
Quanto e come ti senti (o non ti senti) dentro ciò che viene definito “rappresentazione”?
Il termine “rappresentazione” si adatta male al teatro che ho quasi sempre fatto. quando mi è capitato, l’ho sempre trovato divertente e più “facile”.
E ancora: cosa vedi mentre guardi il lavoro degli attori? Come guardi il loro lavoro?
Se sono bravi, mi sembra che il lavoro dell’attore sia facilissimo, se non lo sono comincio a vergognarmi e a temere di dare la stessa impressione. Guardo il lavoro degli attori come guardo il teatro. Cerco di dimensionare le mie aspettative. Ho sempre fame di un livello alto: quando lo trovo sono infinitamente grata. Non sono mai stata invidiosa di uno spettacolo bello. Quando invece si sprecano lodi immeritate, mi arrabbio tantissimo,mi sembra che mi sia stata fatta un’ingiustizia. Lo stesso senso d’ingiustizia che provo quando non vedo riconosciuto il valore che invece io attribuisco. Ho una lunga pratica di queste due diverse esperienze e uguali arrabbiature.
Chi è quella figura che abita la scena, quando sei tu a guardarla?
C’è uno stato di grazia – e come tale, rarissimo – in cui quella figura che guardo sono io.
Francesca Mazza