Abbiamo posto alcune domande a Maria Morganti, architetto, che con Nicola Barzanti è responsabile dell'ideazione allestimento mostre del festival. Con lei parliamo in particolare del percorso Atak-Ghermandi, in mostra al Museo Archelogico.
Architettura e allestimento
L'architettura è disciplina vasta, si può occupare di molte cose. A BilBOlbul il fine non è costruire edifici ma progettare percorsi espositivi che possano contribuire a una migliore lettura delle mostre, lavorando in sinergia con le intenzioni dei curatori. Conosco personalmente Francesca Ghermandi ma non sono un'appassionata di fumetto e nemmeno Nicola Barzanti lo è. Siamo partiti cercando di documentarci il più possibile sugli autori. Abbiamo visitato gli spazi, preso in considerazione il budget disponibile e fatto un piano con le maestranze, spesso volontari non “tecnici”, persone che vanno guidate ma fondamentali. Queste sono le condizioni di partenza, nelle quali riveste un peso decisivo la disponibilità economica: il budget rappresenta un limite e uno stimolo, ti sprona a raggiungere il massimo risultato ottimizzando le risorse di cui si dispone.
Allestitore e autore: Francesca Ghermandi
Mettere in evidenza la propria progettualità è una tensione naturale, eppure è opportuno almeno in una certa misura “scomparire”, per fare emergere i desideri degli artisti. Per Francesca Ghermandi abbiamo costruito due percorsi fra loro complementari: la maggior parte dei disegni è presentata coperta da lastre di vetro, mentre alcune opere fuori dalle lastre. Si tratta di una mostra che presentava complicazioni concettuali, piuttosto che materiali. L'obiettivo di fondo è mettere in mostra il processo creativo dell'artista: all'interno di questo percorso, perché troviamo alcune opere non coperte dalle lastre di vetro? L'allestimento tenta di rispondere a questa domanda.
Coprire o non coprire le opere
Il “fuori-lastra” raccoglie alcune estensioni dei lavori (i disegni sul video per la mostra del cinema di Venezia); racoglie disegni che non provengono dal processo specifico di quella determinata opera, eppure si trovano al suo interno: è il caso Cronache della palude, in cui sono confluiti disegni fuori lastra che provengono dalla guida Zero per Roma. Nel caso di Bang! Sei morto abbiamo una teca col catalogo del Carosello e il libro di Hithcock. Bang! proviene da una pubblicità che ha influenzato molto Francesca, come lei stessa ci raccontava. In altri casi, sta fuori dalle lastre il prodotto finale del lavoro: le spillette o il vecchione, quando le opere di Francesca escono dalla pagina e diventano tridimensionali.
La mostra presenta sempre le pubblicazioni in cui sono stati raccolti i disegni esposti: è stata una idea di Francesca, che tiene molto al confonto diretto fra originali e stampe.
Atak e Ghermandi, una sala comune
Abbiamo messo in connessione le due mostre principali del festival attraverso una sala centrale che raccoglie alcuni libri a fumetti. Atak e la Ghermandi giungono a “prodotti finali” molto diversi ma possiedono anche riferimenti comuni: Dick Tracy, Little Nemo, Walt Disney e altri rappresentano un catalogo di influenze comuni, a disposizione in una sala in cui sostare passando da una mostra all'altra. Noi abbiamo proposto la stanza di snodo, insieme ai curatori si è trovata la chiave per dotarla di senso.
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