Isabel Kreitz è l’autrice di un trittico di libri a fumetti che raccontano, sotto aspetti diversi, alcuni degli snodi cruciali della Germania del Novecento. Haarmann. Un serial killer degli anni venti è appena uscito (il co-autore è Peer Meter) e racconta del “macellaio di Hannover” tristemente famoso per aver ucciso e macellato decine di giovani adescati nella stazione della sua città. Il senso di nausea che si prova leggendo non è però legato alla ripulsa per quelle mosche che ronzano intorno alla carne umana, ma per qualcosa di ben più interessante e sotterraneo.
La polizia ha infatti dotato, ben prima della scoperta dello scandalo, Fritz Haarmann – segnalato con una “deficienza mentale congenita incurabile” dal manicomio di Hildesheim – di un distintivo della questura. L’obiettivo era quello di farne un infiltrato nel sottoproletariato, ma il piano di usare un polizitto malato di mente” per i propri scopi ha creato una spirale di orrore. Nessuno ha fermato il “macellaio” se non troppo tardi: la polizia ha insabbiato a oltranza e organizzato la condanna del “mostro” – quello di Düsseldorf di Fritz Lang trae spunto anche da questa vicenda – e la propria autoassoluzione. Haarmann, maniaco omicida e venditore di carne umana e vestiti usati, è attore di efferatezze rivoltanti davanti ad una società inetta. Le strade di Hannover del 1924 sono il labirinto del mostro, ma gli abitanti della città stanno su percorsi paralleli non vogliono vedere e quando iniziano a capire è la polizia che cerca di sciacquare in acqua i panni sporchi.
Il confine tra la debolezza connaturata dell’uomo e il progetto con cui si cerca di dare senso alla propria sopravvivenza è il cuore del lavoro di Isabel Kreitz. La storia di Sorge. La spia tedesca di Stalin è un libro intessuto dell’autodistruzione a cui si viene condotti quando si persegue una doppia vita: spiare e tradire. Richard Sorge è la spia che ce la fa a fare la spia, ma quando annuncia, in anticipo, l’attacco della Germania alla Russia, Stalin non gli crede. Per una volta la soffiata è giusta e arriva a destinazione, ma un potere più grande non crede alle “voci” e, sul lontano confine orientale, in Giappone, viene scoperto e giustiziato nel novembre del 1944. La paranoia sembra essere l’unica sonda per sfuggire agli automatismi indotti dal potere di turno, ma non basta.
Sorge insegue il proprio sogno comunista a prescindere: i suoi capi del Servizio Segreto Militare sono stati richiamati da Tokyo a Mosca e mai più rintracciati, Stalin non lo ascolta eppure nonostante tutto ciò, senza prendere in considerazione né le istituzioni né le persone segue l’ideologia. La determinazione è mal riposta e fallita in partenza perché l’azione è segnata dall’individualismo connaturato alla spia. La solitudine è padrona sia di Sorge che di Haarmann, a Tokyo come ad Hannover.
Le vicende di Haarmann e di Sorge hanno una dimensione individuale, mentre nel primo libro della Kreitz La scoperta del Currywurst l’avventura che si racconta è la storia di una città e della capacità di reagire dopo la “tempesta di fuoco” voluta da Churchill per le città di Dresda e Amburgo. Il fumetto è tratto dal libro omonimo di Uwe Timm, scrittore tedesco che, come e più della Kreitz, scrive cercando radici e prospettive nella storia del popolo tedesco. Quella di Lena Brücker è la storia della donna del chiosco che Timm ricerca per farsi raccontare come nacque il currywurst (sostanzioso take away di wurstel, curry e ketchup) in quel baracchino in mezzo alle macerie di Amburgo. Metà delle abitazioni sono andate distrutte, solo in una piccola percentuale sono rimaste intatte, la Brücker è una donna come tante in mezzo a un milione di persone che vivono di stenti nella primavera del quarantacinque. L’intreccio corale della storia è il cuore dell’avventura, non la vicenda personale con il disertore e neppure l’intuizione del currywurst, ma il respiro vitale dell’arrrangiarsi collettivo.
Il coro, nel libro di Timm come nel fumetto della Kreitz, è il popolo del mercato nero che costruisce relazioni nella povertà, ma che ha un forte portato mutualistico. Non è economia di sussistenza, è la capacità di organizzarsi secondo un principio di sopravvivenza comune che non ha nessun respiro mitico, ma dal quale si impara a conoscere una relazione con il prossimo non cinica, ma schietta.
La follia di Haarmann nell’Hannover degli anni venti insieme alla paranoia bipolare di Sorge la spia ci offrono una lucida visione su cosa avviene quando si intrecciano – spesso – le strade della follia e del potere. Uwe Timm con Rosso rivela i sessantottini visti da un oratore funebre, reduce pure lui, ma lucido; con L’amico e lo straniero racconta di Benno Ohnesorg, ucciso dalla polizia durante una manifestazione contro lo Scià di Persia a Berlino ovest nel 1967, la storia di un’amicizia in un’atmosfera sospesa sulle orme dello Straniero di Camus.
La scoperta del currywurst è un punto di intersezione di questi due narratori della Germania del novecento: Isabel Kreitz e Uwe Timm non hanno timore di svelare le debolezze del proprio popolo, ne indagano le incongruenze e le pieghe più oscure, insegnamento da non posticipare, e delineano la possibilità che una bussola, per muoversi negli anni dieci, sia rendere credibile un pensiero e un’azione che partano dalla povertà e da un serio rapporto con la nostra fragilità.
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