Un barbuto mangiafuoco vestito in una cotta di pelle, gigante e curvo, batte sull’incudine con lo sguardo torvo e concentrato, mentre l’imbonitore in uniforme rossa ci mette in guardia: movimenti lenti, e soprattutto non dategli da mangiare! Potrebbe arrabbiarsi. Stregati dal ritmo del martello, non ci accorgiamo che finalmente è giunto il momento di entrare nello strano edificio che racchiude lo spettacolo Obludarium: più che un tendone da circo, una bizzarra composizione colorata a metà strada tra una chiesa ortodossa e un baraccone da fiera. Il tempo si interrompe, si apre lo spazio dello stupore: dalla balconata assistiamo come in una gabbia (noi o loro?) all’esibizione di donne lupo e sirene dal canto straziante, giganti innamorati di ballerine senza peso e favolose parate di giocattoli viventi, che si perdono nel labile confine tra l’umano e l’artificio. Gli avventurarosi che si sono inoltrati sotto il tendone dei fratelli Forman, lo hanno trovato a Vignola, in un parcheggio al limitare del Panaro. Peter e Matej, figli d’arte del famoso regista Milos Forman, sanno invitare lo spettatore alla meraviglia, e sfidano la nostra assuefazione ai simulacri dell’immagine cinematografica, che ci ha abituato ormai a guardare con naturalezza l’irreale, attraverso un meraviglioso naïf che nasconde in realtà una cura filologica nel reinventare un’atmosfera e delle figure appartenenti ormai al passato remoto della civiltà dello spettacolo. Una sapienza artigianale e scenografica che si riallaccia alla tradizione cecoslovacca, al grande scenografo Svoboda al Teatro Nero di Praga. I fratelli Forman ci fanno così riscoprire il fascino dell’ingegno meccanico, del giocattolo a molla che ci ammalia ancor più quando lo apriamo per scrutarne all’interno gli ingenui e artigianali meccanismi.
IMMAGINI
COMPAGNIE
LINKS