Baldassarre è fuoco che brucia nella folgore istantanea della visione. Baldassare è ferinità imbrigliata nel nitore della forma, spirito animale fattosi carne, furia sulfurea che danza dalle viscere della terra. Baldassare è la fulminea creazione di Dewey Dell, compagnia cesenate assorta all'onere delle cronache teatrali un paio di anni or sono con il premiatissimo à elle vide.
La scena conserva il bagliore dorato del ventre di un vulcano. L'oscurità densa dall'insondabilità di roccia diventa cava e miniera le cui screziature di metallo ardente rispondono al dardeggiare dell'essere danzante. Perché è questo nell'essenzialità tutto ciò che accade: la figura balla, e ciò è sufficiente. Quello di Teodora Castellucci è un movimento che erompe come bisogno primordiale, ma allo stesso tempo reagisce con precisione ancestrale alla musica del fratello Demetrio. Tra sgretolarsi di suoni, clangori e echi di voci ieratiche il ballo di questo essere dalla mano a forma di loto crea un mondo la cui visionarietà sfiora la dimensione archetipica e mitica, ma pulsa di vita e furore.