Generation Jeans non è solo la possibilità di ricucire una generazione lungo la trama di una celebre stoffa. È recuperare il bandolo della matassa e riavvolgere il filo di una vita fatta lotta. Lo straordinario Nikolai Khalezin, autore, regista e interprete dello spettacolo, spiazza con parole semplici quanto vibranti, che restituiscono nelle pause e nell’ironia l’intensità di un’urgenza. Lui, giornalista che non aveva mai pensato di scrivere per il teatro né tantomeno di recitare, ci racconta delle esperienze della lotta per la democrazia e degli arresti, delle speranze post ‘89 e del carcere, in un'affabulazione che oscilla tra fedele reportage e calda autobiografia.
In scena con il suo borsone di ricordi, sullo sfondo della dittatura dell’ex Unione Sovietica, il fondatore dei Belarus Free Theatre innalza una bandiera di libertà fatta di jeans e rock: emblemi di un mondo che si poteva conquistare solo con il contrabbando di merce proveniente da oltrecortina, quei pantaloni e quella musica sono stati simbolo della voglia di cambiare di tanti giovani dell’Est Europa. Con la sincerità “necessaria” che li contraddistingue, il gruppo di Minsk propone un teatro autobiografico, qui in continua oscillazione tra la presenza dell’uomo-attore e quella della maschera-personaggio, fra caricatura e racconto attivista, un’ode alla presa di coscienza di una nuova generazione, che attraverso il racconto di ieri tenta di illuminare il presente.
Elisa Cuciniello
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