Renzo Francabandera, critico, è abituato a disegnare durante gli spettacoli. Dice di avere una memoria visiva, dice che il tratto spesso grosso dei suoi ritratti gli torna alla mente anche dopo anni. Gli abbiamo chiesto di "farci vedere" quello che lui stesso vede, soffermandosi sui dettagli, sui particolari di alcune opere viste il primo week-end di Vie.
Il re vestito di rosso salta sullo scranno, inarca la schiena e solleva la gamba destra, a mimare il finale di un passo di flamenco, mentre gocce di vapore si condensano nella parte interna della cabina, scendendo lente a rigare, come quando in treno. Venerdì sera, Teatro Comunale. Modena.
Negli attimi di pausa durante il raccontare la ragazza coreana socchiude il labbro inferiore: in quell'attimo esatto le si crea una fossetta sulla guancia destra. E la chitarra blu klein. Sabato sera, Carpi.
La sabbia nera carbone fra le dita dei piedi della robusta negritudine in cerca di denaro. Luci fioche di buche nere in forma di cerchio. Parola accerchia. Scuro marrone-blu rembrandt. Venerdì notte, Teatro delle Passioni. Modena
La bellezza elegante si leva in forma di airone, suonano le caviglie di piccoli sonagli, di mondi arancione e verde fosforescente. Gemito millenario, verso animale. Femmina d'uomo e cicogna. Teatro Storchi, domenica mattina.
Gesto bianco e nero, intonato a pelli chiare. E la lingua rossa della ragazza pian piano esce come lumaca dalle labbra socchiuse, fino all'immagine di Einstein. I capelli biondo-nordeuropa, in un'innaturale acconciatura scolpita. Artificiale corruzione della memoria pop.
Turbine di ruota. Angoscia centrifuga. Recinto di parole. Senso di chiaro. Luci piene ad accompagnare una lettura vortice. Biondo derviscio in danza sul niente. Galleria Civica. Sabato pomeriggio.
Renzo Francabandera