Viviamo una stagione difficile, non solo per sconvolgimenti naturali. Anche in Emilia-Romagna, in altri tempi considerata un'oasi per la sopravvivenza di un teatro non conciliante e di ricerche altre, il crollo sembra imminente. Si replica anche qui ciò che accade altrove: attenzione forzatamente centellinata, cura che non si può più dare, interlocutori che svaniscono nel nulla e spettatori a singhiozzo. L'arte, e la cultura, vivono da anni un assedio permanente, eppure mai come in questi ultimi mesi gli assalti hanno guadagnato in ferocia e efficacia: non si tratta tanto di tagli o finanziamenti negati, ma di un senso di stanchezza che corrode più di un colpo improvviso. Ma tra luoghi storici della cultura che soccombono e realtà un tempo solide che subiscono le scosse di una nuova precarietà, altri decidono che non molleranno la presa, perché si è disposti a perdere molto, ma non a rinunciare a ciò che è in grado di trasformare il quotidiano in un destino più pieno, da vivere e condividere. C'è, in poche parole, chi decide di giocare al rialzo. Così l'inverno è stato testimone di occupazioni capaci di resistere e mutare forma, solitudini che si incontrano trasformandosi in soggetti finalmente visibili, fattivi, trasformanti. Nonostante le molte differenze, e tacendo alcune riserve, questa sembra essere l'unica strada percorribile: la bella stagione che vorremmo vivere richiede una resistenza culturale che spinga i limiti di ciò che esiste per realizzare ciò che si deve per forza inventare.
Il Festival Vie opera ovviamente su premesse molto diverse, ma sembra condividere, con questo tempo, l'esigenza di un rinnovamento per andare incontro a un contesto mutato. Inedita quindi la veste primaverile, il programma più snello e meno roboante, il palinsesto più agile. Segno certo di una diversa disponibilità, ma insieme della volontà di rimanere per esserci, per permettere visioni e pensieri, per non arrendersi allo stato delle cose. Altre Velocità sarà, nuovamente, fiancheggiatrice di questa avventura: a fianco di ERT, a fianco dei molti artisti coinvolti e, soprattutto, a fianco degli spettatori che in questi anni hanno imparato a guardare il teatro anche attraverso le pagine della Gazzetta di Modena. Ancora una volta, come sempre in occasione del festival Vie, il quotidiano ospiterà gli esiti di un laboratorio di scrittura e visione a opera di giovani critici, mentre il nostro sito accoglierà gli approfondimenti e i materiali più magmatici che non trovano spazio sulla stampa. Per resistere al crollo, per dire la nostra, perché il teatro che vogliamo è quello che dobbiamo ancora inventare.