Il viaggio nella storia della pittura della compagnia francese L'Eolienne comincia con Egon Schiele, ma lo spettacolo inizia prima che lo spettatore se ne renda conto: con le luci ancora accese i cinque danzatori si alternano uno alla volta sul proscenio mettendosi in mostra e assumendo pose disorientanti, senza mai distogliere lo sguardo dal pubblico. Danno l'impressione di voler accertarsi che tutti siano pronti a partire verso il mondo dell'arte. Lentamente le luci calano, il pubblico è attento e si può procedere.
Un sipario bianco divide il proscenio dal resto dello spazio creando due piani sovrapposti, sui quali si fonda la narrazione: tutto inizia da un livello di superficie che sembra essere l'immagine del dipinto, per poi andare più a fondo, oltre l'immagine, per vedere cosa si nasconda dietro al piccolo spazio che la separa dal telaio, chiamato proprio "Marie-Louise" in francese. Le opere si susseguono una dopo l'altra seguendo un ordine il cui significato è difficile da cogliere attraverso una sola visione dello spettacolo: dopo Schiele si continua con Magritte, poi Bosch, Kandinski, Liechtenstein, Hopper, Botticelli, Goya, Manet, per citarne solo alcuni. I temi sono i più svariati: il sogno, l'attesa, il gioco, la guerra...
Ogni quadro proiettato sul fondale appare come un'immagine cinematografica, gigantesca e invasiva, interpretata attraverso coreografie differenti nella quale si intrecciano movimenti di yoga, di danza, tecniche circensi e gesti quotidiani, alcuni dei quali ricorrono: molto spesso i danzatori sono a testa in giù o sono attaccati ad un tessuto aereo, in un'alternanza continua tra andamento ascensionale e orizzontale, tra fluttuare nell'aria come a prendere il volo sulle ali della fantasia e ritornare con i piedi per terra, alla realtà. Nei passi a due o di gruppo c'è una continua attrazione e repulsione di gesti, fra bisogno di relazionarsi dell'uomo e difficoltà dei rapporti umani. La circolarità è un'altra costante, sia nei movimenti a terra sia in quelli aerei, quasi un turbinio che a tratti fa girare la testa come presi da una forte emozione.
I danzatori cambiano spesso costumi a seconda dell'opera interpretata, così diventano personaggi bizzarri degli universi onirici dipinti da Bosch e Kandinski, ma anche il pulitore del parquet di Gustave Caillebotte. Anche la musica cambia in continuazione seguendo il succedersi dei dipinti: si passa da una melodia classica a un ritmo latino, dal rock al folk irlandese, così il viaggio nella pittura è anche un viaggio attraverso diversi generi musicali. Con le opere varia spesso anche il tono della rappresentazione: momenti ironici, quasi comici si avvicendano ad attimi pieni di fascino e di poesia.
Anche se le coreografie a volte risultano un po' piatte e banali, come nell'interpretazione de Gli amanti di Magritte, non si può negare la bellezza che le attraversa e che ha incantato e quasi tutti gli spettatori presenti a Vignola.
Sonia Logiurato
Laboratorio per uno spettatore critico, Vie 2013