La compagnia Voetvolk, fondata da Lisbeth Gruwez e Maarten Van Cauwenberghe, ha presentato a VIE la performance AH/HA. Nata come un'indagine sulla risata, questa idea si sviluppa prendendo in considerazione anche il dolore e la malinconia. Abbiamo incontrato la coreografa che ci ha raccontato come ha scelto di intraprendere questo percorso e come ha lavorato sui corpi.
Da dove nasce il laovoro per AH/HA?
Per iniziare la nostra indagine siamo partiti dall'idea della risata spirituale. La società avrebbe bisogno di ridere di più, la risata è un'arma che unisce le persone in un’unica vibrazione positiva. AH/HA è un titolo diretto, sul palco ci sono solo cinque persone che rappresentano una microsocietà ed è interessante come la risata li unisca e si diffonda tra loro portando un messaggio di pace e di amore. La musica, invece, è minimale e dà sostegno alla danza per creare un'atmosfera di unione.
Come mai ha scelto di fare uno spettacolo che ha come protagonista la risata che si trasforma in dolore?
La risata, in realtà, nasce da un continuo lavoro da cui partono tutti i miei spettacoli. Per esempio, il lavoro precedente era un assolo in cui, alla fine, saltavo per cinque minuti. Questa scena si concludeva con una sorta di ghigno, smorfia, che mostrava tutta l'esaltazione del corpo durante il movimento. In questo spettacolo ho deciso di utilizzare un corpo senza voce e di concentrarmi anche sul viso e su tutte le sfaccettature che nascono durante la risata, passando dalle sfumature più gioiose a quelle più brutte che possono ricordare qualcosa di mostruoso e di terribile o qualcosa di bellissimo come l'orgasmo. Un corpo che ride si esalta diventando un tessuto molto ricco, variabile e pieno di aspetti differenti che volevamo analizzare. La risata è da condividere con altre persone e si diffonde come un virus.
Come lavora per manifestare l'emotività partendo dal linguaggio del corpo?
Non abbiamo cercato l'emotività ma volevamo investigare sul riso e sul movimento che poteva nascere. Siamo partiti da un concetto astratto e l'abbiamo applicato al corpo. La nostra indagine sulla risata parte dal torace che pulsando porta progressivamente a una sorta di trance. Questo pulsare, questo movimento continuo, porta tutto il corpo a muoversi uniformemente facendo emerge la risata.
Che rapporto c'è tra la sua danza e la musica del suo collaboratore Maarten Van Cauwenberghe, come lavorate per unire queste discipline?
Lavoriamo insieme per creare un’atmosfera. La musica supporta la danza, non la travalica, non è ritmata e non ha altra funzione che creare l'atmosfera. Maarten si occupa della musica e lavora anche come DJ, e per AH/HA ha composto un tappeto sonoro molto minimal che si allontana dalla convenzionale idea di melodia. Cerchiamo sempre di lavorare insieme, perché la sua musica è un elemento molto importante del mio lavoro.
Come mai per la prossima produzione, Lisbeth Gruwez dances Bob Dylan, vi siete avvicinati a Bob Dylan, cosa significa la sua musica per voi?
Inizialmente odiavo Bob Dylan poi Maarten ha cominciato a spiegarmi i suoi brani e ho iniziato a danzarli con uno stile aggressivo. Così ho scoperto che le sue canzoni sono profetiche, cariche di poesia e trasformano l'odio in amore e l'amore in performance. La musica di Bob Dylan divide molto il pubblico, ti piace o non ti piace, ma per noi è diventato il simbolo della nostra riconciliazione, della nostra amicizia e del nostro lavoro.
Alessandra Corsini
(per uno spettatore critico 2014)