Lisbeth Gruwez e altri quattro interpreti sono i protagonisti di AH/HA, la nuova produzione della compagnia Voetvolk. Tutti sono vestiti in modo casual e la scenografia è costituita da un tappeto verde che appeso sul fondo scivola in proscenio. Le luci si accendono e creano lo spazio della scena, i danzatori sono fermi e immobili. Iniziano a muoversi lentamente e aumentano la velocità progressivamente. Proprio quando il torace inizia a pulsare e le ginocchia a molleggiare, si sente un basso continuo che si unisce ai movimenti. La musica di Maarten Van Cauwenberghe e la danza lavorano insieme per dare impulso alla materia costretta a adattarsi ai suoni minimali e ai movimenti degli interpreti. I corpi si sorridono, si guardano e si avvicinano, sospirano e urlano. Un'escalation che termina in proscenio, dove tre donne e due uomini si uniscono in un unico corpo e fissano il pubblico come se volessero invitarlo a divertirsi con loro. All'improvviso, uno alla volta, scoppiano a ridere fino a creare due voci che alternate danno ritmo alla scena. Si apre con forza un nuovo stadio di questo spettacolo: i protagonisti diventano inquieti, i volti e le urla si deformano, le luci si abbassano e i corpi, con grida silenziose, si toccano aprendosi alla sessualità. Tutto è intriso di ambiguità, le risate non sembrano sempre vere, i movimenti da lenti diventano compulsivi, lo spettatore si perde in una trama aleatoria in cui si confondono gioia e malinconia. Abbiamo visto il percorso in ascesa di cinque persone che dopo aver urlato di gioia, di dolore e di piacere, si lasciano andare al suolo: l'estasi è finita e piombano sfiniti sul pavimento. Si alzeranno lentamente e si avvicineranno agli spettatori sulle note di una canzone che ci spinge a guardare gli altri attraverso i loro sorrisi. Forse, la risata potrebbe essere un modo che ci porta a conoscere meglio gli altri, permettendoci, così, di aspirare a una possibile unione.
Alessandra Corsini
(per uno spettatore critico 2014)